#KdL - KIAVE di LETTURA n° 380 |
Sono giorni in cui il maggior tempo a disposizione tra le mura di casa dovrebbe portarti a poter fare tante cose in più. Per alcune cose in effetti è così ma per altre paradossalmente la produzione è diminuita drasticamente. L'inchiostro nella penna e la giusta testa per scrivere qualcosa con un minimo di senso e di qualità infatti scarseggiano.
C'è una grossa cappa su tutto e purtroppo non parlo di una fantasiosa kappaviola ma di un reale tappo sulle nostre teste. Un'unica notizia che, in modi e con importanze diverse, ha portato a stravolgere la vita di tutti. Non solo. E' diventata logicamente l'unica notizia dell'opinione pubblica, della comunicazione e delle nostre ore.
"COSI' PERSI O NO" dietro questa notizia ci trasciniamo nelle nostre giornate, ovattati dal silenzio di strade (purtroppo solo quasi....) vuote e da rapporti che vengono mantenuti solo attraverso una mai così fondamentale "rete". In molti riescono ancora a fare polemiche su un po' tutto: sulle modalità comunicative del Governo, le modalità operative delle decisioni, le scelte sbagliate, la reale entità del virus, le tempistiche, l'intensità dei decreti.....ed anche l'opportunità o meno di abbinamenti cromatici nei vestiti (o quasi). Il "non è tempo delle polemiche" è quasi sempre fatto seguire dal "ma...." che apre l'esatto opposto della premessa.
Sinceramente, da polemico nemmeno troppo nascosto, ho perso anche quello spirito. In questo momento mi sembra totalmente fuori luogo e inopportuno. E quando lo spunto di discutere arriva, scompare quasi subito. Come in una sorta di rispetto per la situazione.
Rispetto che provo a portare avanti nel mio angolo di ricerca dei fatti catalogabili con un "Restiamo Umani" (cit. Vittorio Arrigoni) che da qualche post affiancano la mia KIAVE di LETTURA settimanale. Rispetto ed umanità visti ad esempio in un gesto ed un sorriso per niente dovuto dei giorni scorsi. Di un addetto a rifornire gli scaffali della Coop presa d'assalto nonostante l'ingresso contingentato. Una signora avanti con l'età cercava tra gli spazi vuoti qualcosa che evidentemente non trovava. L'addetto, anche se impegnato in altro "reparto" e con un diverso "scaffale" da riempire, ha notato lo smarrimento della signora e dovutamente a distanza e con la mascherina, ha chiesto notizie di quello che stesse cercando. "Vado a vedere se c'è qualcosa in magazzino" le ha detto "finisca la spesa e ripassi tra cinque minuti". Incuriosito, son tornato nei pressi poco dopo ed ho visto la signora che non smetteva di ringraziarlo e mi son sentito di farlo sentitamente anche io appena la signora commossa si avviava alla cassa. Lui, sopreso, ha ricambiato i ringraziamenti a sua volta e quasi meravigliato ha sorriso con gli occhi, visto che la bocca era coperta. Nel suo interessarsi a quella signora ha fatto qualcosa "in più" del suo "dovuto". Qualcosa magari banale ma in un momento come questo, dove ogni giorno per fare il suo lavoro è a "rischio contatto" con centinaia di persone, il giusto senso di contatto ha prevalso e la banalità del gesto si è dissolta.
Fatto magari microscopico, infinitesamente piccolo per lo stato del mondo attuale ma probabilmente grande come il mondo stesso per quella signora a cui si è illuminato il volto quando lo ha visto arrivare con la confezione tanto sospirata. In questo periodo di privazioni per lei, che in questo momento è vista come una dei soggetti più a rischio, ha voluto dire non dover preoccuparsi di tornare a prendere quell'oggetto nei prossimi giorni. "La verità sta nelle cose semplici" scrive Benedetto Ferrara. Non solo la verità mi sento di aggiungere.
Sinceramente, da polemico nemmeno troppo nascosto, ho perso anche quello spirito. In questo momento mi sembra totalmente fuori luogo e inopportuno. E quando lo spunto di discutere arriva, scompare quasi subito. Come in una sorta di rispetto per la situazione.
Rispetto che provo a portare avanti nel mio angolo di ricerca dei fatti catalogabili con un "Restiamo Umani" (cit. Vittorio Arrigoni) che da qualche post affiancano la mia KIAVE di LETTURA settimanale. Rispetto ed umanità visti ad esempio in un gesto ed un sorriso per niente dovuto dei giorni scorsi. Di un addetto a rifornire gli scaffali della Coop presa d'assalto nonostante l'ingresso contingentato. Una signora avanti con l'età cercava tra gli spazi vuoti qualcosa che evidentemente non trovava. L'addetto, anche se impegnato in altro "reparto" e con un diverso "scaffale" da riempire, ha notato lo smarrimento della signora e dovutamente a distanza e con la mascherina, ha chiesto notizie di quello che stesse cercando. "Vado a vedere se c'è qualcosa in magazzino" le ha detto "finisca la spesa e ripassi tra cinque minuti". Incuriosito, son tornato nei pressi poco dopo ed ho visto la signora che non smetteva di ringraziarlo e mi son sentito di farlo sentitamente anche io appena la signora commossa si avviava alla cassa. Lui, sopreso, ha ricambiato i ringraziamenti a sua volta e quasi meravigliato ha sorriso con gli occhi, visto che la bocca era coperta. Nel suo interessarsi a quella signora ha fatto qualcosa "in più" del suo "dovuto". Qualcosa magari banale ma in un momento come questo, dove ogni giorno per fare il suo lavoro è a "rischio contatto" con centinaia di persone, il giusto senso di contatto ha prevalso e la banalità del gesto si è dissolta.
Fatto magari microscopico, infinitesamente piccolo per lo stato del mondo attuale ma probabilmente grande come il mondo stesso per quella signora a cui si è illuminato il volto quando lo ha visto arrivare con la confezione tanto sospirata. In questo periodo di privazioni per lei, che in questo momento è vista come una dei soggetti più a rischio, ha voluto dire non dover preoccuparsi di tornare a prendere quell'oggetto nei prossimi giorni. "La verità sta nelle cose semplici" scrive Benedetto Ferrara. Non solo la verità mi sento di aggiungere.
da twt:
RispondiEliminasinceramente, da polemico nemmeno troppo nascosto
Esagerato... :-))
Matte