#KdL - KIAVE di LETTURA n° 565 |
Son passati nove giorni ma la situazione non è troppo cambiata rispetto alla Kiave di lettura di una settimana fa.
Quelle facce, quelle sensazioni, la vibrazione di "DOLORE CHE UNO HA". Non ti mollano. Anzi, quasi maturano e diventano più intense e dolorose.
Sarebbe il momento della conta dei danni, ed il totale dopo la somma metterebbe i brividi, ma per molte persone e molte zone siamo ancora un passo indietro. In giro ci sono ancora tanti interventi necessari anche solo per ripristinare il "non pericolo": fango da togliere, acqua da dirottare, detriti e roba distrutta da impilare aspettando che ci sia modo e tempo perché qualcuno la possa togliere.
Per molti, siamo quindi ancora lontani anche solo dal pensare a cosa e come fare per provare a vedere se è possibile ripartire e soprattutto come.
Le scene in molte strade, zone, quartieri sono quelle da "the day after" con desolazione e disperazione che si mescolano alla voglia di non mollare di chi spala, pulisce ed impila. Sperando finalmente di poter vedere la fine di un lavoro immane che sta provando a fare sulle proprie cose o meglio sulla propria vita.
Sensazioni contrastanti. Disperazione con voglia di non mollare. Lacrime con muscoli. Aiuti con abbandono.
Un tagadà di alti e bassi che mette a durissima prova. Incrociare gli occhi di chi ha perso tutto e prova a smorzare con una battuta sarcastica è una lezione di vita. Osservare le schiene rotte di chi tenta di recuperare qualcosa per sé o per chi ha a cuore è elemento di studio prezioso. Vedere la disperazione nei volti di chi non sa come affrontare tutto quello che gli è capitato è una lama profonda che ti arriva nel profondo.
Non ci sono troppi programmi o istruzioni per l'uso se non un sempre verde e mai banale "tenere botta e non mollare". Stringere i denti finché questi reggono. Magari mentre qualcosa ti riga il viso, che sia una strisciata di fango, delle gocce di sudore, l'arrivo della pioggia o lo scorrere di lacrime non trattenute.
Son contrasti, tra l'ondata di aiuti spontanei ed il vuoto dell'isolamento. Tra il caldo del cuore sorridente per essere sostenuto e l'angoscia della situazione di perdita e di mancato ristoro.
Basta percorrere poche strade e tutto esplode evidente. Camminando a lungo il tutto ti entra dentro e non ti molla più.
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