#KdL - KIAVE di LETTURA n° 581 |
Sembrava che dopo i fatti di Pisa ci potesse essere una sorta di riconoscimento generale di sdegno e voglia di chiarire al mondo che quello non era stato ordine pubblico ma violenza gratuita purtroppo autorizzata.
La sensazione, evidentemente sbagliata, è durata un attimo. Forse meno. Così sono partiti i distinguo, i "ma però", le richieste di "attente analisi". E purtroppo non solo. Il sempre lucido ministro delle Infrastrutture ha puntualizzato la sua posizione ammonendo un "guai anche solo a sfiorare la possibilità di criticare le forze dell'ordine". Il premio Pulitzer conduttore di rete 4 (perchè onestamente definirlo giornalista è troppo poco) parla di ovvia reazione della polizia a reati e provocazioni. Diversi politici (oddio....) di schieramento governativo parlano di evento da non generalizzare e da analizzare con la giusta prospettiva ma sempre con la premessa "giù le mani dalla polizia". Ed alla mente tornano le analisi successive alle tragiche vicende di Stefano Cucchi o Federico Aldrovandi quando si stigmatizzava l'attacco agli agenti colpevoli dei due omicidi con le stesse parole.
Già, perché "ALLA FINE E' UN GIOCO DI SPECCHI" quello che viene messo su. Un simpatico, sempre per modo di dire, modo di destabilizzare il lettore o l'ascoltatore con un tentativo di sponde e riflessi che partono da considerazioni di responsabilità annacquate, di giustificazioni campate in aria e di apparizione di motivi o pseudo-motivi inesistenti o costruiti.
Banalmente il motivo è che, chi è in divisa, per buona parte di chi parla e si mette in mostra, è sostanzialmente intoccabile, sempre nel giusto e soprattutto autorizzato alla qualunque per far rispettare un vecchio concetto sempre tanto caro anche quando non citato: ordine e disciplina. Ed anche quando sia l'ordine che la disciplina sono garantiti, si tenta (purtroppo avendo le suddette sponde "giuste") di far diventare manifestazioni di opinioni diverse e di banale umanità come disordinate ed indisciplinate.
Ed a chi prova a mettere l'accento sull'uso sbagliato di manganelli in certe circostanze si chiude la bocca con un "è molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra". Che detto da chi ha in mano il potere più grande e largo d'Italia, sa molto di avvertimento più che di opinione. Anche se rivolto a chi in teoria dovrebbe essere la figura più super partes del Paese e soprattutto quello che rappresenta tutti.
Ma in fondo, nei riflessi degli specchi, anche le distanze spariscono. I ruoli si moltiplicano o si nascondono e le angolazioni diventano punti di vista. Ovviamente basta che ad esserne interessate non siano le forze dell'ordine, in quel caso sarebbe "molto pericoloso". Per ora, a dire il vero, in pericolo ci sono stati solo gli studenti caricati e manganellati per aver manifestato pacificamente le proprie opinioni, ma questo evidentemente non conta, non interessa e soprattutto non fa "audience". Le divise invece sì. Da sempre.
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