#KdL - KIAVE di LETTURA n° 599 |
Avevo qualcosa in sospeso, una bozza che non prendeva forma. Forse è arrivato il momento di provare a strutturarla. O forse no. Lo capirò nel percorso più o meno accidentato di queste righe.
Qualche settimana fa ho scritto una sorta di ode al mio essere molto fortunato nel poter contare su un gruppo di persone che mi ha dimostrato in vari modi quanto lo sono stato in questo periodo non troppo leggero.
In quel post ho fatto riferimento a come l'insegnamento che "quello che nella vita conta davvero più di tutto sono i rapporti", arriva da lontano nel tempo e da vicino nell'autrice di quel pensiero. Questa infatti era una delle tante cose che che la donna con gli occhiali mi ha insegnato, una di quelle che maggiormente mi sono rimaste dentro.
Non la sola. Un'altra, che ho provato a far diventare principio cardine soprattutto nei momenti di difficoltà, è "si farà quello che si deve fare". Ed in questo caso, come in tutti gli insegnamenti ed i principi di vita, ho potuto assorbirlo al meglio vedendolo applicato ogni giorno proprio da chi provava a farmelo assimilare. Anzi, in questo caso lei è andata ben oltre.
Non ha infatti soltanto fatto quello che doveva ma ha aggiunto molto di più. Ha semplicemente dimostrato al mondo intero che essere una donna con la schiena dritta e la testa alta è sinonimo di grandezza e che se abbinato a profondità e cuore diventa qualcosa di difficilmente raggiungibile. In tutti questi anni in cui mi ha fatto da esempio di vita non è mai venuta meno al suo modo di vedere le cose. Ha costruito qualcosa di difficilmente pensabile e comprensibile da chi non c'era dentro, ottenendo quello che si era prefissata solo ed esclusivamente con la forza del suo essere coerente a se stessa e con la resistenza del suo impegno.
Coerenza. Dignità. Forza. Tutte caratteristiche usate per trasmettere il suo amore, più della dolcezza che comunque trasudava da ogni suo gesto. Zero richieste, zero invocazioni di aiuto, zero vittimismo. Una vita complicata, affrontata in prima persona senza richiedere sconti a nessuno. Sfide, rinunce, riprogrammazioni. Tutto per riuscire a portare avanti sorrisi e percorsi non accidentati a chi aveva la responsabilità di far crescere. Non l'ho mai vista arretrare senza però mai diventare né un'eroina né volersi trasformare in superdonna. Aveva i suoi lati facili e difficili e li ha sempre mostrati tutti facendo emergere evidente e senza difficoltà quanto i primi doppiassero i secondi. Sentirla descritta negli anni da chi la conosceva ha sempre fatto emergere soprattutto tre parole: "una gran donna". E vista da vicino per tutta la nostra vita insieme non ho potuto che confermare ed ampliare quella definizione.
Ha vinto partite di economia, di salute, di abbandoni, di lutti, di conflitti, di socialità, di sorrisi, di generosità e sicuramente dimentico mille altre categorie. Si è ritrovata esperta ed appassionata di calcio solo per evidenti necessità. Ha mascherato il peso che si è accollata fino a quando non mi ha reputato pronto a capirlo e poi me l'ha raccontato spiegandomi le ragioni di ogni scelta fatta. Mi ha rimproverato ogni volta che mi vedeva troppo attaccato a lei e/o non propositivo sui percorsi che dovevo intraprendere proprio perché aveva impostato la parte della sua vita dall'ottantasei in poi per rendermi autonomo e sicuro. Mi ha concesso l'onore di sentirla dire "beh in fondo siamo stati bravi" uscendo dal notaio che certificava l'acquisto della sua casa accomunando meriti che aveva in realtà solo lei. Ha costruito il suo castello centimetro dopo centimetro con risorse che sembrava impossibile potessero esistere. Mi ha semplicemente dato tutto anche rinunciando al suo, di tutto. Mi ha regalato l'opportunità di ammirarla da vicino cercando di non farmi mai diventare troppo dipendente da lei. Mi ha donato tutti gli insegnamenti ed i principi che ho dentro. Mi ha insegnato a ridere di gusto ed a riflettere a lungo. Mi ha tenuto per mano e mi ha lasciato andare quando era il momento. Ha costruito una ricchezza ed una profondità di ricordi comuni infinita pur non potendo spesso allargare troppo l'orizzonte. Si è costruita la sua autonomia rinuncia su rinuncia, risparmio su risparmio, scelta su scelta ed è arrivata ad essere indipendente anche quando non poteva fare a meno di un aiuto. Ha lottato contro isolamenti forzati e nature solitarie costringendosi e costringendomi a creare rapporti ed occasioni di conoscenze. E' andata oltre ogni esigenza economica di famiglia permettendo ed agevolando i miei percorsi di crescita senza assilli ma insegnandomi cosa vuol dire programmare e tenere i conti. Si è commossa alle mie dediche impegnandosi a non farlo vedere troppo ma facendomi capire in ogni istante che era fiera di me. Mi ha continuamente ricordato una massima di chi non c'era più "...ben vestito, schiena dritta e testa alta: poero e bischero 'un tu n'hai mai a farti vedere..." dimostrandomi ogni giorno come si fa.
E proprio a tal proposito, tra i regali più grandi che mi ha fatto ce n'è uno che oggi mi permette di ricordare il mio primo decennio di vita come fosse il più vicino. Mi ha permesso infatti di far vivere costantemente dentro di me la presenza dell'uomo coi baffi, continuando a portare avanti il suo ricordo in ogni forma e declinazione dalla più romantica e dolce a quella più pratica e scanzonata. Adesso "quello che c'è da fare" è solo non scordare una virgola di tutto quello che mi ha impresso dentro e provare a sorridere malinconico nel sapere che la donna con gli occhiali è tornata accanto all'uomo coi baffi. Anche se in verità da lui non si era mai allontanata neanche di un centimetro.
"...carezza la testa a mio padre, gli dice: "vedrai che ce la faremo"
per sempre, solo per sempre
cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo?
per sempre, solo per sempre..."
Due stelle che dall' alto continueranno ad indicarti la via..
RispondiEliminasicuramente...
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