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#KdL - KIAVE di LETTURA n° 639 |
Venerdì 18 come trentanove anni fa. Lontano ormai a livello di calendario ma clamorosamente attuale in una dicotomia che tende ad ampliarsi ogni anno in modo non arrestabile.
Che "il tempo passa" è un discorso ovvio ed un po' da anziano, ma allo stesso momento anche tremendamente vero. E più va avanti più "ruzzola via veloce" e ci sono momenti in cui te ne accorgi di più. Questo periodo è uno di quelli, oggi in particolare. Giorno che ha segnato tanti anni fa tutti gli altri che sono venuti. Da allora ad adesso. Pieraccioni ne "I laureati" dice che "i giorni indimenticabili nella vita di un uomo sono cinque o sei in tutto, il resto....fa volume". Il suo riferimento era ai giorni dalle belle sfumature ma il senso vale anche per quelli negativi, e che in tal modo ti segnano. Quel venerdì di trentanove anni fa è stato uno di questi.
Da allora non ne è passato uno di diciottoaprile che non sia stato marcato e legato a doppio nodo stretto a quel giorno. In modo più evidente rispetto agli altri 364 giorni dell'anno che comunque non sono "indifferenti" alla cosa. Ogni volta ripetendosi ed ogni volta diversificandosi per qualche aspetto o sensazione.
Oggi è stato uno di quelli. Con il solito "rito", con il solito "saluto", con il solito "ricordo più vivo". Ma anche con una sensazione nuova. Per il primo anno dopo trentanove infatti, il diciotto aprile mi faceva vedere una foto diversa. Quella determinata da quella cornice cambiata e diventata doppia. Un'immagine che qualche mese fa ho dovuto scegliere e che da quando l'ho fatto mi sembra ogni giorno più bella. Ed un po' come nei film, in una mattinata che sembrava avvolta dal grigio di una sorta di ritorno sgradito dell'inverno fatto di nuvole, aria fredda e pioggia non forte ma insistente, è come se fosse arrivato "UN ISTANTE CHE RIMANE LI' PIANTATO ETERNAMENTE" a stravolgere il tutto. L'acqua ha smesso di venire giù e qualcosa ha come fatto filtrare un'improvvisa e quindi ancora più apprezzata luce tra le nubi addensate. Di fatto cambiando la fotografia della giornata, un po' come è accaduto con quella modificata la scorsa primavera ed allo stesso modo facendomi sentire in qualche modo abbracciato in quel saluto. In quel ricordo. In quel rito. Solito ma diverso. Una foto nella foto. Così, mi son ritrovato a guardarla fissa ed ascoltarmi dire "è davvero una bella foto, sembrano davvero naturali e felici in quell'abbraccio ad incastro". E quella voce, prodotta da quella luce diversa o viceversa, è rimasta lì a scaldarmi. Anche quando è ricominciato a piovere. Anche per tutta la passeggiata di ritorno, quando la pioggia è tornata protagonista ma non era più così grigia. Trasformandosi anche in questo caso quasi come d'incanto.
E' un po' il tuo giorno di dolore uomo coi baffi, ma per la prima volta oggi a consolarti c'è la donna con gli occhiali. Il significato di quel trentanove non cambia, per te e per me, ma voglio credere che forse quell'abbraccio oggi la fotografia della tua giornata l'ha un po' migliorata.
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