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#KdL - KIAVE di LETTURA n° 647 |
Ucraina, Gaza, Iran. Per tacere di quelle che non fanno notizia ma che continuano senza riflettori ma con le stesse atrocità. Si allargano i campi di azione e diventano ulteriori i territori mutilati ed esplodono vittime e carnefici.
"LA STORIA NON CAMBIA SE NON LA CAMBI" anzi peggiora. Così chi si è ritenuto autorizzato ad iniziare e portare avanti un concreto genocidio adesso ha allargato il proprio raggio d'azione. E nessuno è innocente o ha una visione diversa quindi le cose non potranno ovviamente migliorare ma prenderanno un pericoloso e continuo declino anzi una crescita esponenziale.
Da Gaza purtroppo sono evidenti gli esempi di come ormai tutto "non fa più notizia". Le immagini, i racconti, i numeri. Niente smuove davvero animi di chi anima non ha. Anzi ha solo una continua voglia di imporsi e di non smuoversi dal concetto "la risposta e la nostra forza sarà di un impatto mai visto".
E' comune a tutti e sta ormai diventando naturale anche per chi prova a guardare come vanno le cose per farsi un'idea. Abbiamo movimenti e moti di umanità che poi però confluiscono in manifestazioni "divise" o in dichiarazioni "dovremmo valutare le reali colpe di Israele in modo oggettivo". Come se tutto quello che sta accadendo non fosse sufficiente per prendere una posizione unica. Perché, nel piccolo come nel grande, conta solo il proprio tornaconto personale.
Già, perché se il nostro orticello non viene toccato, in fondo il massacro non è davvero "reale". Perché se il nostro interesse diretto non ne risente, in fondo non è ancora tempo di preoccuparsi. Perché se i bambini/le donne/i civili che muoiono non sono nostri conoscenti o connazionali, alla fine pesano un po' meno come importanza. E questo ragionamento, CHE FACCIAMO TUTTI più o meno esplicitamente ed inconsciamente, porta - amplificandosi - alle politiche che stanno distruggendo questo mondo. Quando "non ci riguarda" in fondo la cosa è come se non esistesse, in uno slancio di operatività si può fare un comunicato o una manifestazione dove però deve risaltare il proprio volto impegnato. Quando invece la cosa "ci riguarda" la reazione allora sarà di "una fermezza (e violenza) mai vista prima". Perché la guerra non piace a nessuno a parole ma poi la fanno tutti. E fin quando non ci arriva in casa, in fondo è solo un argomento di conversazione come un altro.
Intanto i bambini muoiono, le mamme pure ed i civili sono "danni relativi". Ma pensare che non si possa fare la guerra è da sognatori utopisti.
"...oggi non siamo ancora riusciti a debellare il cancro, ma questo non ci porta a sostenere l’inutilità della ricerca, degli investimenti in questo campo. E nessuno liquida la lotta contro il cancro come una “utopia” da abbandonare. Questo, per me, vale anche per la guerra, che è il cancro dell’umanità. La guerra, come il cancro, continua ancora a esistere, e dovrebbe essere un impegno condiviso, a tutti i livelli. Ognuno, per quel che può, deve cercare la soluzione, l’ “antidoto” per debellarla. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, ma uccide il paziente..."
Quanto cazzo ci manchi Gino.
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