132 giorni. Oltre quattro mesi fa in carcere moriva Stefano Cucchi. Ad oggi non si sa perché. Arrestato dai carabinieri perché trovato in possesso di sostanze stupefacenti, è stata perquisita la sua stanza a casa dopodichè è stato condotto in carcere dove ha trascorso la notte; il giorno successivo è stato processato per direttissima per essere poi condotto in carcere in attesa dell’udienza successiva. Da quell’udienza la sua famiglia non lo ha più visto. Se non dopo una settimana in un obitorio. Avvertiti dai Carabinieri che dopo aver suonato alla porta hanno comunicato: “servirebbe la vostra autorizzazione per l’autopsia sul corpo di vostro figlio” a genitori e sorella sbigottiti che non sapevano della morte di Stefano. Questi i fatti. Ad oggi, 132 giorni dopo, nessuno sa perché e come Stefano sia morto. E’ uscito vivo e senza segni sul corpo da casa sua consegnandosi nelle mani dello Stato (carabinieri, carcere, ospedale del carcere) per tornare cadavere con segni evidentissimi di pesanti maltrattamenti nelle mani della propria famiglia. Nessuno ad oggi sa dire perché. Eppure non era nelle mani di banditi, malavitosi o fuorilegge. Era in mano allo Stato. Nei giorni successivi si sono susseguite tutta una serie di ipotesi “ridicole” e vergognose per il buon senso e soprattutto per la famiglia. “E’ caduto”, “era in crisi di astinenza”, “l’ha ucciso la droga”. Si sono ovviamente anche accodati i soliti politici benpensanti, su tutti il ministro (lo so sembra impossibile ma è ministro) Ignazio BIGNAMI: tutti possiamo sbagliare e quando lo facciamo è giusto pagare….ma come Stefano meritava la sua pena se aveva sbagliato, chi ha sbagliato con Stefano è giusto che abbia la sua pena….e la vita di un ragazzo di 31 anni non può essere meno importante di qualsiasi quantitativo di sostanze stupefacenti….
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