Kiave di lettura n° 18 |
Confermando il commento del Galga di ieri e per la gioia del capo ("'un fò pèdire, ma tu potevi risparmià l'inchiostro per il post di ieri"), la kiave di lettura di oggi è fortemente influenzata da ciò che ho scritto per lo Zebuk day o meglio dal libro "liberato".
Come scrivevo anche ieri, "Fuori e dentro il borgo" porta in automatico alla memoria "Radiofreccia" ed oltre alla lettura del libro quindi le immagini che ritornano sono quelle relative al film, ad uno Stefano Accorsi ancora non troppo noto e soprattutto alla prima da regista del mio Poeta.
Già all'epoca avevo letto il libro, quindi sapendo che il film era basato sul quel "borgo" sapevo a cosa andavo incontro ma Radiofreccia riuscì a superare le aspettative. Diverso, ironico ma anche malinconico e con il taglio speciale che solo il Liga riesce a dare a certe cose.
Ed oggi il ricordo che torna è quindi ancora più speciale del libro, forse anche per la visione con la compagnia giusta, quei due "compagni di borgo" perfetti per assaporare al meglio il film di Ligabue. Gli stessi, con l'aggiunta del Campione, che durante un matrimonio memorabile hanno visto bene di farmi aprire i rubinetti modificando ad arte il pezzo in cui Freccia si mette "a nudo" alla radio. Uno dei pezzi più riconoscibili e conosciuti del film, "ALMENO CREDO". Credo come quello che sembra elencare il buon Benassi nel citato scorcio di film come in una sorta di preghiera o di poesia raffigurante il suo Pensiero con la p maiuscola.
Ascoltandolo attentamente, oltre la bella interpretazione di Accorsi, viene fuori molto del Liga, raffigurato poi anche nel pezzo dell'album successivo al film dal titolo fotocopia. Ed io in quel credo mi ci ritrovo molto, con le dovute differenze ed i dovuti aggiustamenti ma anche per me quella sorta di preghiera (una delle poche che si può abbinare a me) vale.
Ovviamente al posto di Keith Richards non può che esserci il Liga ed al posto di Bonimba e dell'Inter non possono che esserci il Bati e la Viola ma su quella che è la filosofia generale ci siamo. Dalla poca convinzione nel credere in "qualcos'altro" che non sia quello che c'è qua adesso al poco interesse nel "leccare culi" ai potenti di turno, dalla non sopportazione di "quelli bravi" a conoscere tutto e giudicare alla convinzione che da quello che veramente siamo non fuggiamo nemmeno essendo "Eddy Merckyx", dalla sensazione di "buco" che ogni tanto fa capolino alla convinzione di essere fortunati ad avere delle persone e degli elementi per coprire quella sensazione.
Purtroppo non sempre uno riesce ad essere così bravo da ricordare tutti i lati positivi ed i buoni propositi in ogni momento, ma soffermandosi ogni tanto a pensare e ricaricando le proprie "scorte" quel credo diventa elemento che contraddistingue e seppur faticoso in molti momenti resta motivo di orgoglio e di vanto.
Ed ora.....spazio a Freccia.....
Come scrivevo anche ieri, "Fuori e dentro il borgo" porta in automatico alla memoria "Radiofreccia" ed oltre alla lettura del libro quindi le immagini che ritornano sono quelle relative al film, ad uno Stefano Accorsi ancora non troppo noto e soprattutto alla prima da regista del mio Poeta.
Già all'epoca avevo letto il libro, quindi sapendo che il film era basato sul quel "borgo" sapevo a cosa andavo incontro ma Radiofreccia riuscì a superare le aspettative. Diverso, ironico ma anche malinconico e con il taglio speciale che solo il Liga riesce a dare a certe cose.
Ed oggi il ricordo che torna è quindi ancora più speciale del libro, forse anche per la visione con la compagnia giusta, quei due "compagni di borgo" perfetti per assaporare al meglio il film di Ligabue. Gli stessi, con l'aggiunta del Campione, che durante un matrimonio memorabile hanno visto bene di farmi aprire i rubinetti modificando ad arte il pezzo in cui Freccia si mette "a nudo" alla radio. Uno dei pezzi più riconoscibili e conosciuti del film, "ALMENO CREDO". Credo come quello che sembra elencare il buon Benassi nel citato scorcio di film come in una sorta di preghiera o di poesia raffigurante il suo Pensiero con la p maiuscola.
Ascoltandolo attentamente, oltre la bella interpretazione di Accorsi, viene fuori molto del Liga, raffigurato poi anche nel pezzo dell'album successivo al film dal titolo fotocopia. Ed io in quel credo mi ci ritrovo molto, con le dovute differenze ed i dovuti aggiustamenti ma anche per me quella sorta di preghiera (una delle poche che si può abbinare a me) vale.
Ovviamente al posto di Keith Richards non può che esserci il Liga ed al posto di Bonimba e dell'Inter non possono che esserci il Bati e la Viola ma su quella che è la filosofia generale ci siamo. Dalla poca convinzione nel credere in "qualcos'altro" che non sia quello che c'è qua adesso al poco interesse nel "leccare culi" ai potenti di turno, dalla non sopportazione di "quelli bravi" a conoscere tutto e giudicare alla convinzione che da quello che veramente siamo non fuggiamo nemmeno essendo "Eddy Merckyx", dalla sensazione di "buco" che ogni tanto fa capolino alla convinzione di essere fortunati ad avere delle persone e degli elementi per coprire quella sensazione.
Purtroppo non sempre uno riesce ad essere così bravo da ricordare tutti i lati positivi ed i buoni propositi in ogni momento, ma soffermandosi ogni tanto a pensare e ricaricando le proprie "scorte" quel credo diventa elemento che contraddistingue e seppur faticoso in molti momenti resta motivo di orgoglio e di vanto.
Ed ora.....spazio a Freccia.....
Freccia: Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi, Ivan. Forse lì c'è qualcuno
che non dorme. Beh, comunque che ci siate oppure no io c'ho una cosa da dire.
Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anche io credo.
Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua e solo allora mi sa che crederò primo o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila lire al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock&Roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckyx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia.
Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo.
Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anche io credo.
Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua e solo allora mi sa che crederò primo o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila lire al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock&Roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckyx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia.
Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo.
BIGNAMI: da youtube, il discorso di Freccia in "Radiofreccia"
RispondiEliminagrande Campione!!!
Grazie campione!
EliminaMamma mia quanto HO ADORATO quel film.... il libro non l'ho letto però...ma la parte in cui freccia da il lungo monologo con le cose a cui
RispondiElimina" CREDE" mi è sempre rimasto dentro....
pensa che nel lontano 2008 ci ho fatto pure un post!
questo :
http://signorinasilviettahouse.blogspot.it/2008/11/credo.html
Sempre detto che sei una blogger dai mille talenti!
EliminaSon contento di averti "copiato" con qualche anno di differenza!
;-)
nO no!Sia mai.... copiato no! Il post era diversissimo dal tuo, non volevo assolutamete dire che mi avevi copiato! Diciamo che Freccia è stato di ispirazione per entambi!
EliminaDa fb: Credo... In chi crede...
RispondiEliminaSimi
hai trovato il commento perfetto, ed in italiano!!!
EliminaDa fb: ma che anno era? e come mai siamo andati al cinema della lastra a vederlo? forse per la ns capacità di essere sempre un fuori moda?...che bel film...e tutto quanto il resto...
RispondiEliminaMone
Occheloso perchè s'andó lì...forse per il detto noi ululì....
EliminaPs ancora ricordo il rimorso che mi avete dato a fine serata...