Kiave di lettura n° 143 |
Ci sono persone per le quali provi una sorta di stima infinita ed incondizionata, per quello che rappresentano e per quello che dimostrano "sul campo" "GIORNO PER GIORNO" . E per una volta non parlo di un campo da gioco o di un campo dato da un palco musicale e la stima non è per una giocata di classe o per un pezzo musicale da brividi ma parlo di dimostrazione di qualcosa di più grande, di qualcosa per la quale provare infinita stima e motivo di ammirazione.
L'Italia è uno strano paese, di quelli che ogni volta non finisce di meravigliarti, spesso lasciandoti a bocca aperta per quel che riguarda il livello minimo di umanità e buon senso. Così capita che una donna che ha visto uccidere suo figlio da poliziotti fuori controllo (così come sentenziato da un processo lungo, faticoso e tutto vissuto dalla famiglia della vittima a testa alta con dignità e classe a differenza delle cosiddette forze dell'ordine) debba subire anche il contorno ed il prosieguo dell'umiliazione con offese, derisione e stravolgimento della realtà da parte di cosiddetti dirigenti/politici/agenti. Già, perchè alla sentenza di condanna non ha fatto seguito la vera condanna dei condannati bensì quella delle vittime. Così per i condannati ci sono stati applausi in occasioni pubbliche, vere e proprie manifestazioni di solidarietà con contorno di offese alla famiglia e sconvolgimento della realtà stabilita per sentenza.
Ma va tutto bene, gli agenti continuano ad indossare la divisa, i dirigenti a dirigere ed i politici a svolgere il ruolo che già svolgevano e svolgono da anni infiniti ogni volta con una caduta di stile più pesante. Con quale qualità e quale dignità lascio a voi stabilire. Va così.
Ed allora capita che a questa situazione paradossale, ponga fine una donna dallo stile ammirevole, dalla dignità infinità e dalla forza morale da portare ad esempio. Patrizia Moretti, con questa lettera, ha di nuovo dimostrato cos'è la dignità a persone che ovviamente non capiranno il senso del suo gesto, troppo presi ad emettere suoni che non lasceranno nessuna traccia nel mondo ideale di Patrizia ma che purtroppo la lasceranno in un Paese molto spesso difficile da comprendere e da sostenere.
Le parole e le
espressioni contro Federico, contro me e la nostra famiglia le lascio alla
valutazione in coscienza di chi ha avuto il coraggio di dirle. E soprattutto
alla valutazione di chi se le ricorda. Io ne conservo solo il disprezzo.
Per me l’onore è
un’altra cosa.
L’onore appartiene a
chi ha cercato di capire, a chi ha ascoltato la coscienza e a chi ha fatto
professionalmente il proprio dovere, a chi ha messo il cuore e l’arte oltre
quel muro di gomma costruito attorno all’omicidio di Federico, a tutti coloro
che gli dedicano un pensiero, un rimpianto, gli mandano un bacio.
Sono queste le persone
che ringrazierò sempre, è grazie a loro che Federico è stato restituito al suo
onore di figlio, fratello, amico, ragazzo che voleva vivere, e tornare a casa.
La lettera di Patrizia si conclude così, con un ritiro delle querele per manifesta inferiorità delle persone che anche se condannate non avrebbero capito, ma non con un ritiro (e ne avrebbe tutti i motivi invece...) dall'impegno di cittadina per rendere questo Paese più civile, paese che Patrizia continua a sentire proprio e per il quale ha ancora voglia di combattere.
Bisogna affrontare il problema degli abusi in divisa in modo costruttivo.
Le sento "scrivere", e rivedo la foto di Federico dopo l'aggressione vigliacca e omicida e mi chiedo come faccia. Dopo le offese, le derisioni, la tragedia interna per un figlio che non c'è più. Mi chiedo come riesca a pensare ancora a costruire con ed in un Paese così, dove si annuncia una riforma per punire le violenze carcerarie e le torture per poi rimangiarsela quando l'opportunità ed il vantaggio comunicativo viene meno. In un paese dove chi in divisa uccide viene applaudito e chi si permette di offendere e denigrare una madre che ha visto suo figlio in quelle condizioni all'obitorio ha ancora scrivanie e ruoli di cosiddetto prestigio.
In un paese così, a volte c'è qualcuno di cui andare fieri, di cui ammirare dignità, coraggio e spessore umano e morale. Quel qualcuno ha spesso un nome e cognome ben noto, purtroppo facente parte di una lista non troppo lunga. Quel nome e cognome è quello di Patrizia Moretti, a cui spero possa arrivare l'affetto, la stima e l'abbraccio di chi la considera un vero e proprio esempio.
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