Kiave di lettura n° 274 |
I suoi silenzi, le sue "uscite", i suoi sguardi, le sue facce, sono un piacevole bagaglio che chi come me è cresciuto coi suoi film è orgoglioso di avere tra i propri "oggetti cari".
Anche per questo, era difficile affrontare uno spettacolo su un attore, un'artista ed un personaggio come Francesco. Non tanto per gli spettatori, ma per il regista e per chi doveva recitare il suo ruolo o comunque provare a dargli voce, essendo lo spettacolo in pratica il percorso della sua vita. Una vita sempre a tutto gas, sempre con lo sguardo verso la cima, sempre alla ricerca di una vetta più alta per impegnarsi in un'ascesa costante fino ad una caduta ugualmente rumorosa. Ed invece Valerio Groppa prima (regista) e Nicola Pecci poi (protagonista unico accompagnato da un'orchestra davvero da applausi) riescono nell'intento di non finire nel patetico omaggio all'artista sfortunato o nell'esaltazione fuori luogo del suo genio artistico oscurando il resto.
L'interpretazione di Pecci è perfetta per quello che deve essere un omaggio, una commedia e la rappresentazione di una storia amara ma con una base dolce fatta di sorrisi ed ironia. Lo spettacolo parte dalle prime apparizioni di Cecco di Narnali che diventa presto il biondino dei Giancattivi per poi "mettersi in proprio" come l'astro nascente della commedia di quel periodo. Da lì il salto verso gloria, fama, successo e soldi che lo stesso Pecci distribuisce sul palco non metaforicamente ma realmente in banconote rappresentanti l'incasso dei successi di Nuti: Tutta colpa del paradiso, Caruso, Willy, Donne con le gonne. A brevi omaggi video seguono interpretazioni canore sorprendenti di Pecci che diventando cantante prende esattamente note e voce di Francesco in una somiglianza di tonalità quasi perfetta, andando anche oltre ai ripetuti intoppi tecnici dei microfoni. E' uno spettacolo godibilissimo ed è un omaggio riuscito. Totalmente. Alle storie divertenti di un "collezionista" di avventure si alternano momenti grigi dati dalla depressione e momenti romantici dai colori pastello. Quando le note di "Giulia" arrivano, la risata del monologo appena finito si ferma e l'ascolta rapita:
"...Giulia non lo sa, ma dentro al cuore mio c'è l'ombra dei suoi brividi, e l'alba della sua mano. E quando il nostro abbraccio sfiorirà oltre il tempo che non ride mai conserverò il silenzio del suo sguardo, ogni voce sua. E questa è Giulia che vive fra le pieghe del mio cuore da sempre bella e nuda come un fiore che non passa mai E questa è Giulia che ride oltre il ritmo del mio cuore..."
per poi commuoversi quando la voce diventa ancora più dolce in un "Sarà per te" :
"...E se il tempo passa, sarà per te e se non è mai presto, sarà per te. Se ho sbagliato e ho riprovato sarà per te... Se quando sono solo ho paura, ho paura a stare con te... E se qualcosa resta, sarà per te e se un sogno resta, sarà per te. Se adesso sto cercando di capirti fino in fondo.. E non mi accorgo che rimango troppo solo in mezzo al mondo, ma quando son sereno io non posso fare a meno di pensare 'mamma mia, che fortuna che ci sia'..."
che mette a dura prova la commozione di tutti quando ad affiancare quella di Pecci è la voce di Ginevra Nuti, la figlia da poco maggiorenne di Nuti a cui la canzone era stata dedicata da un "veggente Francesco", che l'aveva scritta e portata a Sanremo molti anni prima della sua nascita. Anche la presenza di Ginevra non è la banale apparizione o il tentativo di strappare un pietismo fuoriluogo per la situazione attuale di Francesco, di cui Ginevra è da poco diventata tutrice legale. Ma è un romantico omaggio, come le sue commedie ironiche e sarcastiche, che merita un sentito e lungolungolungo applauso come quello che ha accompagnato autore ed attore alla fine di una serata dove davvero "la prosa è andata di sfriso alla poesia".
Francesco Nuti - andata, caduta e ritorno |
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