#KdL - KIAVE di LETTURA n° 367 |
O almeno mi sembrava fino a che non ho letto alcuni dati pubblicati pochi giorni fa. A contraddire questa sensazione infatti sono arrivate le medie di spesa delle associazioni di categoria per il periodo dell'anno più caratterizzato dagli acquisti. Medie che sono in aumento e toccano il livello più alto dell'ultimo triennio. Secondo quanto emerge dai dati, gli acquisti relativi al settore mangereccio e bevereccio si attesteranno attorno ad un più dieci per cento rispetto all'anno scorso, per la gioia degli emuli di Master Chef o affezionati frequentatori di Vinitaly. Gli italiani invece in movimento per gite e vacanze in questi giorni di festa o relativi ponti saranno circa venti milioni, un milione e mezzo in più rispetto all'anno scorso. In netta controtendenza quindi con il ritornello di minor sentimento verso il Natale che invece era sembrato di percepire. Meglio così?
Una generalizzazione è praticamente impossibile ed anche le sensazioni personali sono basate su un "campione statistico" troppo limitato. Le corse all'acquisto esistono da sempre. Frequenti e ricorrenti soprattutto negli ultimi giorni dove i ritardatari pongono rimedio ad altre corse, quelle degli impegni di lavoro o di "vita quotidiana". La sensazione è quella che spesso dietro queste corse ci sia quella sorta di obbligo nemmeno troppo latente che circonda un po' tutti. Quella poca vera consapevolezza che spesso porta a mettersi in corsa anche se "quest'anno lo sento davvero poco il Natale". Ed anche se alla fine quel pensierino/regalo ti fa piacere farlo, non l'avresti mai fatto in quel momento e con quell'ansia da strattonamento generale per accaparrarsi l'ultimo articolo prima della chiusura. Capita a tutti, anche a chi come me ha perso da decenni quello spirito natalizio che solo da molto piccolo riconosco di aver avuto. Ovviamente non dipende dal non voler donare un po' di sé ai destinatari del regalo o non avere a genio i commensali dei giorni di festa. Ma bensì dal non riscontrare in quelle azioni quell'urgenza dal colore bianco e rosso del periodo. Poche le eccezioni, sempre più rare. Tra queste quelle che mi son saltate agli occhi qualche anno fa quando ho avuto modo di passare parte del giorno di Natale in un RSA. Addobbi, sorrisi, gesti, attenzioni, piccoli doni. In teoria niente di diverso da un normale cenone o pranzo di periodo, ma condito tutto in modo totalmente diverso. Da parte di chi in quella struttura ci lavorava ogni giorno o spendeva il suo tempo volontariamente ad assistere quegli ospiti che di attenzioni avevano bisogno. In quel giorno un po' di più ma con lo stesso spirito e cuore degli altri 364 giorni, accentuati solo per dare agli ospiti quel sorriso in più "convenzionale" solo per gli altri.
Mi è capitato qualche giorno fa di ripassare mentalmente una citazione dal marchio Liga "CI VUOL SUDORE E UN MINIMO DI CUORE SE NON VUOI LO ZERO A ZERO". Ecco. La citazione abbinata al ricordo di qualche anno fa, apparentemente molto distanti tra loro, mi hanno fatto capire che la mia vera "colpa" nel non "sentire" davvero il Natale è stata negli anni quella di non cercare nel posto giusto e di dimenticarmene troppo spesso nel tempo. La corsa all'acquisto ci sarà sempre, la media di spesa potrà aumentare o diminuire anno dopo anno. Ma sta ad ognuno di noi, trovare quel "minimo di cuore" reale da rincorrere non solo nel bigliettino da attaccare di corsa al regalo comprato di super-corsa. Ed adesso, Buon Santo Stefano....come direbbe il Monni..."bellino anche lui sì.."
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