sabato 11 gennaio 2020

...duemilacinque...

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 370

"Alla fine è stato bravo, un po' impaurito ma solo all'inizio". Così ieri sera il dentista, dove ho deciso di passare il finale del mio pomeriggio, ha commentato riportando un ragazzino al babbo che lo aspettava in sala d'attesa. Ed io ho pensato che quella sensazione di timore sedendosi sulla poltrona/lettino del dentista è una di quelle cose che non passa con gli andare degli anni. "Adesso la ragazza vi fa la scheda con i dati" ha aggiunto. Mentre continuavo ad aspettare, senza voler spiare ma essendo in ascolto per vicinanza logistica, ho sentito la data di nascita del ragazzino. Non ricordo giorno e mese ma ricordo l'anno. 2005. Ho messo a fuoco quella data e quel termine del dentista: paura. E dentro mi si è accesa una spia di collegamento che ha riportato alla mente altro.
Un altro ragazzino. Molto lontano ma della stessa età. Molto di più che impaurito ma comunque impaurito. Che ha sfidato "TUTTE LE LUCI CHE VANNO E CHE VENGONO" da un aereo in partenza dalla Costa d'Avorio per Parigi. Si è aggrappato al vano del carrello per tentare di fuggire da una vita che evidentemente lo stava mettendo duramente alla prova. Quel bambino si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthelemy ed era nato il 05 febbraio 2005. A breve avrebbe compiuto quindici anni. Non era "un immigrato di una decina di anni" o un "clandestino" come l'hanno definito polizia francese e AirFrance per annunciare il ritrovamento del suo corpo. Ma un bambino di nome Amin, di soli quattordici anni. La sua morte è dovuta ad asfissia e/o freddo visto che i voli intercontinentali arrivano attorno ai diecimila metri dove le temperature raggiungono i meno cinquanta gradi e lo spazio dove si era nascosto Ani non era nè riscaldato nè pressurizzato. Quando ho letto la notizia ho provato solo per un attimo ad immaginare cosa deve aver provato in quegli istanti in cui l'aereo raggiungeva quella quota, la temperatura quel gelo e mi si è stretto un nodo alla gola. Ho pensato che probabilmente nella sua età da ragazzino (e magari nella non conoscenza di molti aspetti del volo) non avesse valutato il rischio mortale. Ma subito dopo, questo ragionamento ha lasciato il campo ad un pensiero ancora più duro da affrontare. Quello cioè che invece il rischio l'avesse anche valutato, considerandolo comunque affrontabile per cercare di arrivare in Europa e lasciare la Costa d'Avorio. E di nuovo ho pensato a quella data: 2005. Non ancora quindici anni.
Ani non è stato il primo. Erano già accaduti casi simile sempre in Francia, nel Regno Unito ed a Bruxelles. Nel caso della capitale belga (1999) sono stati due ragazzini di quattordici e quindici anni a venir trovati assiderati dopo il volo partito dalla Guinea. Al loro ritrovamento venne scoperta una lettera che mise tutti a dura prova. Molti concetti importanti e forti riassumibili con due piccoli stralci "...signori responsabili dell'Europa è alla vostra solidarietà ed alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto....e una grande organizzazione utile per l'Africa che progredisca...". Venti anni fa quella lettera commosse tutti, venti anni dopo è rimasta un pezzo di letteratura visto che sostanzialmente niente (o pochissimo) è stato fatto. E per questo non ci sono onestamente parole. Se non quelle ricevute dal mio inviato romano usate da Mauro Biani per accompagnare uno splendido disegno. Un carrello della spesa nero che ospita un ragazzino in piedi si staglia in un cielo azzurro limpido. "Volava nel carrello. Ma non era un prodotto e precipitò"

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