#KdL - KIAVE di LETTURA n° 404 |
Ci sono ricordi che non possono "passare di mente". Sono talmente radicati che fai fatica anche solo ad immaginare di poterli dimenticare. Hanno una rilevanza speciale che ogni volta che in qualche modo tornano a galla aprono nuovamente emozioni speciali.
Solitamente sono legati a qualcosa di vissuto o comunque di personale, ma non sempre. Ci sono eventi "collettivi" che per la loro importanza o per le loro caratteristiche riescono a darti la stessa scarica di sensazioni. Giornate di festeggiamento di successi sportivi (a Firenze ancora più facili da ricordare perché rarissimi), mobilitazioni collettive per giornate speciali, anniversari di eventi. Legati ovviamente con maggiori probabilità alle proprie passioni, ai propri interessi oppure a fatti che in qualche modo hanno lasciato una traccia profonda.
La storia di Federico Aldrovandi per me è una di queste. "VIVE NELLA MIA MEMORIA NON VA PIU' VIA" anzi si ri-affaccia con prepotenza ogni volta che in qualche modo torna ad essere ricordata in modo più o meno generale. Oggi lo fa segnando un anniversario. 15 anni. Quindici lunghissimi anni da quando "..terminò forzatamente la sua breve vita ad appena diciotto anni, alle ore 6.04 di un assurdo 25 settembre 2005, sull'asfalto grigio e freddo di via Ippodromo, di fronte all'entrata dell'ippodromo, in Ferrara, in un luogo forse troppo silenzioso, ucciso senza una ragione all'alba di una domenica mattina da 4 persone con una divisa addosso.." per usare le parole di suo padre. Lino Aldrovandi che in quel giorno ha visto sconvolta la sua vita. Che dal giorno dopo con sua moglie Patrizia Moretti ha dovuto portare avanti anche una vera e propria battaglia affinché la sua storia non venisse archiviata ma si percorressero tutte le strade per arrivare alla verità prima ed alla giustizia poi. Ci sono state indagini, processi e condanne ma di giustizia credo che purtroppo ne sia stata fatta troppo poca e/o non ci potrà mai essere per "...54 lesioni Federico aveva addosso, la distruzione dello scroto, buchi sulla testa e per finire il suo cuore compresso o colpito da un forte colpo gli si spezzò o meglio gli fu spezzato.." (sempre dalle parole del padre di Federico). Sono parole che fanno male ma che servono, per ricordare quello che Aldro ha subito. Per "NON DIMENTICARE" come chiede oggi sua mamma.
Ecco, l'invito che faccio anche io è proprio quello. Di non permettere al tempo che passa di far passare la sua storia. Che deve rimanerci dentro.
Oggi di più, un pensiero a Federico, a Lino ed a Patrizia.
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