#KdL - KIAVE di LETTURA n° 429 |
Da qualche settimana il nostro mister aveva lanciato segnali di cedimento. Il "sono molto stanco" dopo il match contro il Benevento (clicca qui). L'assenza nella conferenza stampa post-partita contro il Milan (clicca qui). Qualcuno cominciava a sospettare che il clima nello spogliatoio non fosse così armonioso e che il portare in salvo la barca viola non fosse quella passeggiata che probabilmente anche il Mister si augurava. Evidentemente quella sensazione di difficoltà esasperata anche da altro ha cominciato a scavare dentro. Aggiungendosi ad una situazione personale evidentemente non banale.
Quando è cominciato a circolare il suo nome come sostituto possibile di Iachini ho un po' storto il naso. Non volevo "cavalli di ritorno" e mi sembrava che Cesare fosse da un po' troppo fuori dal giro e da risultati di un certo tipo. Poi, altrettanto sinceramente, non ho mai troppo dimenticato il suo primo saluto a Firenze dove è stato sicuramente pesantemente aiutato ad aprire la porta ma dove altrettanto chiaramente (almeno per me) quella maniglia l'ha abbassata con una certa decisione. In aggiunta ci sono stati questi mesi di permanenza sulla panchina dove non ci sono stati stravolgenti passi avanti pur riconoscendo qualche timidissimo miglioramento di gioco in alcune (rare) occasioni ed una gran bella gestione di almeno un paio di giocatori cresciuti visibilmente (Martinez Quarta e Vlahovic).
In mezzo a tutto questo la squadra ha confermato e manifestato con sempre maggiore costanza la difficoltà totale nel trovare passo e ritmo giusto per tirarsi fuori da una stagione tra l'anonimo ed il preoccupante. "E CHISSA' COS'E' SUCCESSO" davvero, fake audio a parte, in quegli spogliatoi o comunque nei rapporti tra tecnico e giocatori.
Ma questa storia, che ha basi calcistiche evidenti, in realtà prende un'altra piega con la lettera di Prandelli. Il mister ha dichiarato di essere "stanco", di "sentirsi senza entusiasmo" e soprattutto totalmente fuori contesto rispetto ad un mondo che non sente più il suo. Per questo, invece che trascinarsi fino ad una salvezza probabile ed aspettare magari un incarico societario di tipo diverso per le prossime stagioni, ha preferito mettere tutto in primo piano e fare un passo indietro. Senza paura delle conseguenze, senza vergogna verso la definizione di "debole" che già sapeva gli sarebbe arrivata addosso. Per questo merita un applauso. Forte, sincero. Di quelli che si devono alle persone con spessore e di spessore. Indipendentemente dal 5-3-1-1, dagli screzi del passato, dalla scelta sballata della società di affidargli una squadra che aveva bisogno di tutto meno che di un tecnico lontano dal campo di battaglia e che doveva ritrovare abitudini e stimoli. Tutto maledettamente inutile rispetto all'umanità che trasuda dalla lettera firmata dal nostro ex allenatore. Parlo della professionalità dimostrata, dell'amore emerso e della correttezza su cui la sua decisione si basa. Per questo la parte calcistica viene accantonata e rimane sulla scena solo la questione umana. Anzi Umana con tanto di maiuscola. Per questo mi sento solo di salutare Prandelli ringraziandolo, accantonando motivi passati e presenti di disaccordo o di critica verso lui e/o la società. E per lo stesso motivo mi sento di aggiungere solo: in bocca al lupo per tutto Cesare e grazie per queste parole. Per quanto hai dato alla Fiorentina negli "anni d'oro" c'è stato e ci sarà modo di ringraziarti. Oggi è giusto farlo per altro. Per qualcosa di molto più importante.
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