domenica 9 maggio 2021

Quanto manchi Robertino

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 435

Quando si dice la lungimiranza. Se c'era una cosa che la barzelletta della Super Lega aveva evidenziato era la sostanziale presa di posizione ad unanimità degli amanti del pallone. Le scelte di campionati a partecipazione limitata a "squadre elette" per un palmares particolare o un conto in banca ingente erano state talmente poco digerite dai tifosi da portare a mobilitazioni importanti.
E che decidono le alte sfere del calcio italiano? Pensano bene di prevedere una Coppa Italia che va esattamente nella direzione opposta del voler popolare e che, nel piccolo, imita la Super Lega. Accesso limitato alle sole squadre di serie A e di serie B. 
Ora, già la Coppa Italia è sostanzialmente schifata da quasi tutti i club ed in parte anche da una buona parte delle tifoserie. In particolare da quelle dei club più altolocati ma anche in generale di quelle che si vedono programmate partite alle 15 di giorni feriali. Per dargli un po' più d'interesse la rivisitazione della formula era anche auspicabile. E non si doveva guardare nemmeno troppo lontano per studiarne una attraente. In Inghilterra da sempre la formula della coppa nazionale funziona. La FA Cup da sempre si ammanta di un fascino speciale che mischia storie e romanticismo. Fonda questa specialità e questa attrattività sulla possibilità di partecipazione di squadre di varie categorie che si sfidano, programmando incontri che vedono le big della Premier League andare su campi di dilettanti o di squadre di serie improbabili rendendo la coppa attraente ed il successo obiettivo reale di club dalle ambizioni importanti. E che vedono bene di fare le nostre menti organizzatrici? Di riformulare una coppa già dall'appeal al minimo sindacale nella direzione esattamente opposta. Formula pensata da chi (giustamente) ha alzato la voce contro l'idea di fondo del campionato delle squadre più ricche e che ora.....fa la stessa cosa.
In questi giorni, accanto a questa speciale notizia, sui giornali sportivi e non solo si poteva trovare un'intervista a quello che è stato il miglior calciatore italiano dell'ultimo trentennio. Colui che "PER OGNI ORA PASSATA IN CAMPO" ha regalato poesia e fascino, il miglior dieci che abbia mai visto giocare in maglia viola: Roberto Baggio. Nelle sue parole semplici ma piene di significato sono emerse delle caratteristiche ed un amore speciale per quel pallone dal quale si è distaccato perché in quello attuale fondamentalmente non si riconosce. Nelle sue risposte ha spaziato dai suoi attuali interessi al momento in cui è stato costretto a ritirarsi, dalle vicende fiorentine ai suoi allenatori, dal calcio di oggi al fascino del pallone di ieri. Leggendo questa intervista ho riacceso ricordi di un calcio che fu e che proprio come lui non ritrovo più neanche minimamente.
A differenza sua continuo a seguirlo, a farmi il fegato amaro per le sconfitte (perché gioire per le vittorie son eventi che da molto rari stanno diventando sostanzialmente inesistenti) ma quel trasporto di allora non c'è più. Sicuramente l'età. Ma anche la mancanza di poesia pura che Baggino portava in quantità industriale e che adesso è sostituita da tentativi cervellotici di riorganizzazione di coppe e campionati e da un interesse quasi esclusivo su tutto meno che sul campo. Diritti televisivi, stadi di proprietà, centri sportivi. Ed intanto i tunnel/tocchi/gol/giocate di Roby restano solo ricordi e magie da rispolverare solo su youtubeQuanto manchi Robertino.

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