#KdL - KIAVE di LETTURA n° 442 |
E' la parola Concordato che ha riempito la maggior parte delle notizie di prima pagina di questa ultima settimana. E' quello invocato dal Vaticano per chiedere al Parlamento di rivedere la legge Zan. Sinceramente ero lì che aspettavo la discesa in campo dei "carichi pesanti", contavo i minuti.
Erano intervenuti in diversi a provare a mettere i bastoni tra le ruote all'approvazione del disegno di legge. Il solito caranvanserraglio di menti illuminate che "SPUTANO TUTTE LE PROPRIE SENTENZE" senza né capo né coda.
La destra, ovviamente in prima fila. Ma non solo. A ruota è arrivata la pletora di persone che pur con idee vicine a quanto previsto nella proposta di legge si è sentita in obbligo di questionare e cavillare, sostanzialmente sul nulla: "troppo mmmm" e "troppo poco mmmm" sembrando l'impresario che scrittura Ceccherini in "I Laureati".
Ma mancava il tocco dell'artista finale. La ciliegina sulla torta. Ed eccola lì. La chiesa infatti, per mano di un comunicato che richiede la revisione del decreto che metterebbe a rischio i diritti stabiliti dal Concordato, ha giocato il suo carico. E' intervenuta a gamba tesa ed ovviamente si è portata dietro tutti quelli che non aspettavano altro per ribadire la loro posizione contraria ergendosi a paladini di una giustizia concordataria di cui fino al giorno primo probabilmente ignoravano l'esistenza.
Ma c'è poco da fare. Quando si tratta di estensione di diritti e di tutele delle minoranze evidentemente qualcuno fraintende e ritiene che non poter dire ad un ragazzo "frocio di merda" (e magari aggiungere anche violenze fisiche oltre che verbali) sia una lesione della libertà.
E' andata proprio così a Milano ieri, proprio nelle vicinanze della piazza dove si concludeva il Pride; vittima un ragazzo di dodici anni, ripeto dodici anni, che stava per partecipare alla manifestazione. Ecco. E' certo che, purtroppo, anche con l'approvazione della legge Zan gli eventi vergognosamente violenti di questo tipo non finiranno. Nessuno pensa il contrario. C'è però chi pensa che chi si macchia di tali indecenze debba essere adeguatamente punito per l'orrore che compie.
Non sono di questo avviso evidentemente gli uomini di chiesa che sono preoccupati di altro. Della libertà delle loro scuole private (finanziate dai soldi pubblici) di non attuare percorsi formativi/informativi contro gli scempi suddetti ma soprattutto dell'impossibilità di uomini di culto e non di dare libero sfogo alle proprie inclinazioni più bieche, dato che quanto previsto dalla legge non è ovviamente per niente in contrasto con la libertà di pensiero e/o di espressione.
Vengono infatti previste pene più severe per chi istiga all'odio e chi fa propaganda di idee discriminanti e violente verso la comunità LGBT. Quindi è lecito chiedersi il perché di questa interferenza della Chiesa. Il reale motivo per il quale è stato invocato il concordato. La vera preoccupazione che tanto terrorizza chi ha dovuto e voluto mettere questo ennesimo bastone tra le ruote di un carro che già fa fatica ad arrivare a destinazione.
Mentre noi ci chiediamo questo, forse il ragazzo dodicenne aggredito ieri si starà chiedendo che male avrebbe fatto una legge molto più severa nei confronti di quei delinquenti che lo hanno aggredito ed umiliato in quel modo schifoso.
Nessun commento:
Posta un commento