domenica 3 luglio 2022

Non solidarietà

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 494
A seguito della preistorica e vergognosa sentenza della Corte Suprema americana, si è aperto un minimo spiraglio di dibattito sul livello dell'applicazione del diritto di aborto in Italia.
Purtroppo (come sottolineavo nel post della scorsa settimana) sempre troppo poco e poco incisivo rispetto a quello che l'importanza dell'argomento meriterebbe.
Ma in qualche modo una piccola luce ad illuminare l'argomento è stata accesa. Tra chi ha avuto il coraggio di fare click su quell'interruttore, Gaia Nanni attrice fiorentina. 
Gaia ha preso "carta e penna" ed ha scritto una sorta di denuncia partendo dalla sua esperienza diretta. Ha raccontato delle sue difficoltà nel portare avanti una scelta personale, nel calvario di intoppi burocratici e psicologici passati per realizzare attivamente la sua scelta. Per di più nella mia Firenze e nella Toscana che non è mai stata "zona troppo a rischio difficoltà" su questo argomento. Questo almeno secondo le considerazioni generali, evidentemente sbagliate. L'ha fatto per sensibilizzare sul tema anche qui da noi dopo che "le difficoltà" e lo scempio sembrava albergasse solo negli Stati Uniti. Ha detto "attenti che qui da noi le cose non vanno così tanto meglio, ve lo dico io che l'ho provato sulla mia pelle".  
Per "CERTE DONNE BASTANO" evidentemente le prese di posizioni per essere prese di mira. In modo ignobile. Vergognoso. Squadrista. E così purtroppo è stato per lei. Ricoperta di insulti prima, ricoperta di vandalismi la sua macchina poi. A certificare che il livello di arretratezza sull'argomento non è solo a livello burocratico, ma anche e TANTO a livello culturale e sociale.
La denuncia di Gaia è stata coraggiosa e forte perché ci ha messo la faccia e la sua storia personale. Ha reso pubblico un fatto privato per illuminare la realtà che devono affrontare donne nella sua stessa situazione. Un vero e proprio percorso ad ostacoli che sfiora il calvario a volte "solo" psicologico, a volte non solo di quel tipo. Sequenza che ha dovuto di nuovo rivivere lei per aver "osato" parlarne. 
Per fortuna sono arrivate anche risposte e testimonianze di donne che hanno vissuto lo stesso dolore e lo stesso percorso e che da quel post hanno tratto energia e forza. Ma non sono sufficienti.
No. Perché credo che mai come in questa occasione ad ogni Gaia esistente non serva solidarietà. Le parole in tal senso sono arrivate ma finiscono in un angolo dimenticato al primo alito di vento chiamato burocrazia o becera ignoranza o idiozia o vergogna.
Ad ogni Gaia servono tutele, facile applicabilità dei propri diritti, dignità, umanità e tanto e giusto rispetto. TANTO e GIUSTO. Una volta che avremo fatto i passi reali e concreti per darglieli, potremo anche aggiungere la solidarietà per eventuali gesti e situazioni non piacevoli. Fino ad allora però l'impegno deve essere quello di creare concretamente strumenti operativi affinché queste esperienze svaniscano nel dimenticatoio delle cose brutte. Fino ad allora questo spicchio di mondo farà decisamente schifo.

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