#KdL - KIAVE di LETTURA n° 526 |
Che bello. Che fantastica novità culturale. Che sviluppo al passo coi tempi.
E' bello quando finalmente la politica prende spunto dagli errori del passato ed in qualche modo "cresce". A maggior ragione quando a farlo sono componenti di un organo fondamentale come il Consiglio europeo, una di quelle Istituzioni che maggiormente vorremmo ci dicesse "VEDRAI CE LA FAREMO". A parole ed a fatti concreti.
E l'altra notte infatti, alla fine di una lunga riunione, la presidente della Commissione UE è riuscita nell'impresa quando ha sintetizzato l'incontro così:
“...il Consiglio europeo ha chiaramente riconosciuto che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea...siamo molto chiari sulla gestione delle frontiere. Una barriera non basta. Servono telecamere, strade lungo le barriere per pattugliarle, torrette di sorveglianza, veicoli. Lo scopo è avere un confine funzionante, è mostrare che abbiamo procedure funzionanti al confine...”
Belle parole no? Lungimiranti, illuminate, al passo col tempo. C'è da dire che, da sempre, accantonando anche solo per un secondo l'aspetto che dovrebbe essere primario cioè quello umano, le politiche con alle basi criteri "moderni" come quello di isolarsi, creare steccati ed acuire chiusure hanno prodotto risultati no? Quindi bene insistere. Anzi accentuare. Ma soprattutto mettersi in posizione di respingimento, non tanto come azione alla frontiera, ma proprio come posizione mentale.
Basta leggere la sintesi ed analizzare le parole ed usate. Sfida, barriera, telecamera, pattuglie, torrette, veicoli, confini. Tutti termini che non avrebbero bisogno di frasi e discorsi per essere legati e chiariti ma che basterebbero ad individuare le linee politiche (oddio politiche...) di chi le pronuncia.
"Le parole sono importanti" diceva qualcuno. Ecco. Non c'è un termine nella sintesi che faccia riferimento a diritti, vite, povertà, sofferenze, salute. Perché il respingimento è mentale prima che fisico e questo ovviamente è funzionale a chi lo vuole ulteriormente accentuare e farlo diventare una sfida. Primo passo per poi trasformare il termine in lotta, battaglia, guerra. Perché bisogna pur difendere i confini. Ad ogni costo. Se poi questo vuol dire tralasciare vite umane, pazienza no? Di più. Se questo vuol dire non rendersi conto che nella storia ogni politica miope o cieca concentrata sul chilometro di confine in larghezza o il metro di muro in altezza ha fallito portandosi dietro vuoti e macerie, che importanza può avere? Quello che conta è perseguire con tutte le proprie forze questa fantastica novità culturale.
Per questo dico che è davvero bello vedere quando le Istituzioni sviluppano le loro azioni con criterio. Al passo con logica, umanità e cultura. Proprio bello.
da fb:
RispondiEliminaLa storia non insegna per questo torna e si ripete......
Monica
….si dice che la prima volta come tragedia, la seconda come farsa….ma qui siamo alla terza, quarta, quinta…
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