#KdL - KIAVE di LETTURA n° 529 |
Parlo di Vincenzo Luciano, pescatore calabrese di Steccato di Cutro. E' stato lui tra i primi ad arrivare sulla spiaggia crotonese dopo la tragedia che ha colpito numerosi migranti partiti dalla Turchia, una settantina o forse di più. Forse. Dopo una settimana più o meno dalla sciagura ancora non sappiamo nemmeno il numero esatto delle persone da piangere. Ma non potrebbe essere altrimenti viste le modalità della stessa e le condizioni circostanti. Qualcosa che dovrebbe catalogare l'evento con l'etichetta "MAI PIU' MAI PIU'" e che invece già sappiamo che è destinato tristemente a ripetersi. Considerazione data da quello che si continua a non fare sull’argomento, mescolando solo propaganda e slogan di un colore o di un altro.
Non solo, perché le cose vanno via via peggiorando anche nelle cosiddette "analisi del dopo". La commozione (vera o costruita) l'ha sempre fatta da padrona, finti interessamenti ed altrettante promesse plastificate. Adesso invece, un ulteriore gradino verso le vette del disinteresse è stato scalato.
Il tutto è perfettamente sintetizzato dall'atteggiamento del ministro dell'interno (tutto rigorosamente minuscolo) che sulle bare dei morti accertati e sull'ipotesi di ulteriori defunti ha commentato sostanzialmente che la colpa è di chi parte e che lui non si commuove perché ha già fatto prima di tutti. Lui che è lungimirante. Non clamorosamente e vergognosamente cinico ma lungimirante.
Il disinteresse di queste vite considerate di quinta/sesta/settima/esima categoria è stato poi ampiamente confermato dalla totale assenza di istituzioni alle celebrazioni dei giorni successivi, se si eccettua il Presidente della Repubblica Mattarella. Chi aveva il viaggio istituzionale dopo qualche giorno e doveva preparare la valigia, chi il fondamentale incontro con l'importante rappresentante di xxx/yyy/zzz, chi la riunione nella quale come al solito non definire la percentuale di detrazione/tasse sul capitolo rix/riy/riz. Tutte vicende molto più importanti di (più di) settanta vite concluse in bare disposte in fila in un palasport spoglio di persone e carico di lacrime. Probabilmente anche loro si erano già commossi in modo anticipato, come il ministro. Un governo dei migliori si era detto, aggiungerei dei migliori lungimiranti.
La colpa come ampiamente sottointeso nel discorso del ministro è di chi è morto affogato. Inutile complicazione che lo abbia fatto in territorio tricolore, meritevole quindi di indifferenza a copertura del reale sentimento: fastidio.
Ecco,Vincenzo Luciano di questa indifferenza mista a fastidio se n'è sostanzialmente sbattuto e vedendo quella tragedia ha fatto andare avanti il cuore e l'umanità. Si è tuffato vestito com'era e con il mare "cattivo" provando a salvare un uomo, una donna, un bambino o anche solo cercando di dare dignità ad un cadavere. Tuffato, rituffato e tutt'oggi sotto comprensibile shock. "...la mia rabbia è non averne salvato neanche uno...quando chiudo gli occhi mi torna in mente quel bambino...magari potevo salvarlo...un senso di colpa che non mi passa...giorni che non mangio e non dormo...devo tenere sempre gli occhi aperti o rivedo quel bambino...". Già. Quei bambini che più volte da esponenti di questo governo sono alla base di racconti lacrimevoli e finti provvedimenti di tutela nei loro confronti. A Crotone sono morti annegati nell'indifferenza generale, durante la tragedia e dopo. Ma evidentemente i bambini contano solo se hanno la coccarda italiana al petto.
La voce di Vincenzo, volutamente forte ma naturalmente rotta in molti punti, ha invece fatto riscoprire a chi ha un cuore il significato di vera dignità e vero orgoglio. La totale umanità dell'inflessione del suo racconto, le parole dignitose in una situazione fuori dignità. Zero polemica ma un messaggio così alto da farla esplodere - la polemica - per la vergogna di cui il nostro paese a livello istituzionale si è ricoperto. "Come fai a vedere dei corpi, un bambino in mare, e non provare ad andare a prenderli? Pensavo di salvare qualcuno in quel momento, solo un quello. Non mi sento un eroe, NON sono un eroe." Parole che non hanno bisogno di ulteriore commento. Che dovrebbero inondare ogni singolo ufficio dei nostri rappresentanti istituzionali.
Non smetto di riascoltarlo e di commuovermi ogni volta. Tirate un forte respiro e guardatelo (qui).
Dopo, pensate alle parole di quel tizio che di cognome fa piantedosi (minuscolo come il suo ruolo). E vergogniamoci. Tutti.
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