domenica 8 settembre 2024

Le cose importanti

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 607

Mentre l'Italia comunicativa si accapiglia (per chi ha i capelli) per la rutilante storia di (pseudo)amore-(pseudo)corna-(pseudo)potere tra Boccia e Sangiuliano all'interno degli uffici del Ministero della Cultura (sigh) nell'Italia reale le donne continuano a morire uccise dagli uomini.
Ora è già abbastanza imbarazzante che una figura come Gennaro Sangiuliano possa fare il ministro, che ce se ne debba occupare per le vicende di possibili tresche amorose e/o di altro lo trovo deprimente. E non per un fattore di schieramento politico o appartenenza ad una parte a me non vicina. Il suo CV parlava da solo prima della nomina, il circondario di sotto/segretari e collaboratori era noto da mesi e soprattuto la sua "autorevolezza" ha parlato in tutti questi mesi in cui ha ricoperto il ruolo di ministro di quella che da sempre ci riempiamo la bocca essere la prima risorsa del nostro paese: la cultura
Sarebbe stato bello che si fossero state levate di scudi per la sua adeguatezza al ruolo per queste situazioni. Ma me le sono perse. Adesso però è partito il "LA LA LA - LA LA LA LA - LA" per questo "clamoroso intrigo" dagli sfondi rosa o similari e tutti (o quasi) a chiederne dimissioni e lui che dopo essersi prostrato e difeso allo stesso tempo si dimette ed annuncia il suo ritorno in Rai. Come se fosse casa sua (ed in effetti....) come se eventuali mancanze da ministro non siano importanti per rivestire ruoli più o meno dirigenziali in una tv di Stato. Io ci vedo il classico "uscito dalla porta e rientrato dalla finestra" (alla faccia di chi diceva "si è sputtanato e dimettendosi in ritardo a messo fine alla sua carriera") ma si sa che io sono acido e non conto.
Mentre tutta l'attenzione mediatica era rivolta a questo clamorosissimo ed importantissimo caso, nelle Marche la sessantottesima donna di questo 2024 veniva uccisa. In questo caso, davanti ai tre figli, dal marito. Ana Cristina era stata costretta dalle violenze subite a lasciare la casa di famiglia. Non ha voluto denunciare il marito ma ha confessato tutto alle forze dell'ordine motivando così l'abbandono del cosiddetto "tetto coniugale". Questo non è bastato. E come nell'oltre sessanta per cento dei casi di femminicidio, la mano del componente la famiglia sacra l'ha punita. Certo non è importante e/o avvincente come la telenovela sangiulianesca ed infatti la notizia ha fatto fatica ad uscire a livello comunicativo. Ed appena uscita qualcuno si è affrettato a commentare "eh, ma non se l'ha denunciato...". Eh già. Come sempre cerchiamo le responsabilità nelle vittime femminili e non nei colpevoli uomini. Sicuramente il punto sta proprio nella mancata denuncia. Come se il racconto delle violenze non avesse fatto partire comunque il percorso di indagine e di tutela, evidentemente fallace. Ma quella da ricercare come determinante è la mancata denuncia, perché infatti tutte le altre donne che hanno denunciato "la mano amica" si sono salvate e quelle uccise evidentemente sono state vittime di extraterrestri. In fondo non denunciando ha autorizzato il marito a continuare a perseguitarla, fino ad ucciderla, no? Non facendolo se l'è un po' cercata no? Un po' come tutte quelle ragazze che "vestite troppo succinte" (in base a giudizi di commentatori che è troppo anche definire da bar) non possono lamentarsi se vengono molestate o aggredite in un locale notturno o nelle sue vicinanze. 
In fondo il ritornello cambia qualche parola ma è da sempre quello. Un po' come il numero delle donne uccise soprattutto nel ricercato ambiente familiare che tanto riempie la bocca un po' a tutti. Menomale che però c'è altro a cui pensare. Ringraziamo tutti Gennaro e la sua soap opera estiva. Ed adesso cerchiamone un'altra pur di non vedere il resto.

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