venerdì 5 dicembre 2025

Spenta la luce

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 671
"La guerra è finita" . Verrebbe da aggiungere "andate in pace" se non fosse a rischio la sensibilità di quell'istituzione che in questo mese ha il suo splendido evento principale. 
Purtroppo in quelle quattro parole ci sono due errori formali e sostanziali. Quello che definisce guerra uno sterminio/genocidio/qualsiasi modo si voglia chiamare e quello che definisce finito qualcosa che di terminato non ha niente. 
Dopo i proclami di successo trumpiano della pace con sfumature di tregua, in realtà quello che è successo è che il "TELESERVIZIO SU MISSILI BOMBE E COWBOY" ha tristemente smesso di andare in onda. Non solo. Tutti noi della cosiddetta opinione pubblica è come se ci fossimo dimenticati di quanto ci fosse stato a cuore nei mesi scorsi il livello di atrocità in atto a Gaza e dintorni. Ci siamo in pratica accodati alla rivendicazione di accordo sbandierata e siamo andati ad occuparci di altro. Più o meno tutti, io per primo.
Eppure basterebbe uscire da quelle tre notizie tre su cui si concentrano i soliti e consueti canali, lasciar stare il nuovo aggiornamento su Garlasco, ignorare le ennesime lucide analisi politiche ed economiche dei mirabolanti luminari che ci governano ed amministrano e cercare un po' di approfondimenti. Su come il termine pace usato non sia neanche vago parente né tantomeno sinonimo del significato da sempre conosciuto. Su come chi vive laggiù ed ancora non è morto, ha un destino pressoché segnato. Su come quella terra sostanzialmente non esista più, né geograficamente né economicamente né di vita vera e propria. Basterebbe cercare di tenerla accesa quella lampada di verità su quello che sta realmente accadendo e/o dare e fare sponda a chi lodevolmente se ne occupa senza aver smesso un solo istante. Il mensile di novembre del Fatto Quotidiano - MillenniuM - offre un'inchiesta completa su cosa sia quel territorio e su cosa sta accadendo. Le organizzazioni non governative impegnate sul campo continuano senza sosta a lanciare appelli all'attenzione cercando di sensibilizzare sui morti palestinesi che continuano nonostante la cosiddetta tregua (quasi quattrocento - di cui oltre centrotrenta minori - solo in questi due ultimi mesi), sull'insufficienza/inesistenza delle condizioni di vita vagamente decenti complicate dal clima avverso che non trova nessuna forma di struttura a bloccare i propri effetti, sulle condizioni drammatiche dei reduci.  L'ONU denuncia la mancanza degli aiuti alimentari previsti (più o meno un sesto di quegli annunciati) e la necessità immediata di tende e/o strutture idonee ad ospitare la popolazione vittima dei suddetti eventi climatici, ma l'accesso di tutto ciò nel territorio è impedito/complicato da Israele.
Con l'annunciata pace, la luce sulla situazione di Gaza si è spenta. E' calata nell'oblio della tragedia nota e di quella meno conosciuta di un territorio che oltre alla devastazione ed alla sparizione non merita neanche la decenza di un piano serio di aiuti e ricostruzione. Qui non si parla di giustizia o addirittura di adeguati provvedimenti per quanto accaduto, qui si parla di sopravvivenza e neanche dignitosa. Lo schifo a cui questa vicenda di tragedia mondiale ci ha di fatto abituati fa davvero impressione. E se ancora avessimo qualcosa di simile ad un cervello e/o un cuore per metterlo in atto, dovrebbe portarci tutti ad una vera e concreta analisi di fatti e responsabilità.

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