Kiave di lettura n° 347 |
Un piccolo modo per "celebrare" la giornata ed l' anniversario ad essa legato. Ricordo che piccolo invece non potrà mai essere. Nel giorno dell'anniversario della strage di Via D'Amelio, la mia personale kiave di lettura è dedicata al libro:
PAOLO BORSELLINO - "Cosa nostra spiegata ai ragazzi" - Paper First
Nella prefazione di Salvatore Borsellino si legge una frase che accompagna perfettamente la lettura del libro "in quell'ultima lettera Paolo spiega ai ragazzi con semplicità e chiarezza cosa sia la mafia".
Il libro infatti è in pratica il testo dell'intervento che Paolo Borsellino fece in un liceo di Bassano del Grappa esattamente trent'anni fa.
"La verità è che vi è stata una delega inammissibile a magistrati e polizia di occuparsi essi soli della mafia" con queste parole Paolo Borsellino si avviò a chiudere il suo intervento e trovarsi di fronte a queste parole nel libro apre la mente a mille riflessioni ed alla considerazione di trovarsi di fronte alla perfetta sintesi del racconto o meglio dell'intervento che fino ad allora aveva portato avanti. Sembra di vederlo mentre cerca di spiegare agli studenti cosa si intende per mafia e cosa realmente è la mafia. Cosa viene fatto per combatterla ma soprattutto cosa NON viene affrontato e preso in considerazione "che cosa si è fatto per dare allo Stato un'immagine credibile?". Il tutto nel tentativo di far capire alle nuove generazioni che il pericolo è forte e si sta ramificando sempre più. Intervento del 1989 ripeto. Ma attuale come pochi altri, come se "BORSELLINO LI' NEL TEMPO" fosse rimasto a raccontare, a spiegare ed a rispondere alle domande. Dopo infatti il testo dell'intervento, nel libro sono riportate le domande (e le risposte dello stesso Borsellino) degli studenti che aprono ancora di più uno squarcio dentro "lei si sente protetto dallo Stato? ...No, io non mi sento protetto dallo Stato per la sovraesposizione della magistratura che è stata lasciata sola nella lotta alla criminalità mafiosa...". Protezione dello Stato agli uomini di Stato, ruolo dei pentiti, legami mafia/terrorismo/politica, legalizzazione stupefacenti, strumenti della magistratura. Trent'anni dopo le stesse domande aperte, con AHIME' un Borsellino in meno a dare risposte che aprono il cuore. "l'equivoco su cui spesso si gioca è "quel politico è stato accusato di avere convergenze con la mafia ma non è stato condannato e quindi è onesto in automatico" eh no. Questo ragionamento non va perchè la magistratura può fare solo un accertamento di carattere giudiziale, può dire "be ci sono sospetti anche gravi ma non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che questo politico è mafioso". Però siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi , altri poteri dovevano trarre le dovute da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica"
Il libro infatti è in pratica il testo dell'intervento che Paolo Borsellino fece in un liceo di Bassano del Grappa esattamente trent'anni fa.
"La verità è che vi è stata una delega inammissibile a magistrati e polizia di occuparsi essi soli della mafia" con queste parole Paolo Borsellino si avviò a chiudere il suo intervento e trovarsi di fronte a queste parole nel libro apre la mente a mille riflessioni ed alla considerazione di trovarsi di fronte alla perfetta sintesi del racconto o meglio dell'intervento che fino ad allora aveva portato avanti. Sembra di vederlo mentre cerca di spiegare agli studenti cosa si intende per mafia e cosa realmente è la mafia. Cosa viene fatto per combatterla ma soprattutto cosa NON viene affrontato e preso in considerazione "che cosa si è fatto per dare allo Stato un'immagine credibile?". Il tutto nel tentativo di far capire alle nuove generazioni che il pericolo è forte e si sta ramificando sempre più. Intervento del 1989 ripeto. Ma attuale come pochi altri, come se "BORSELLINO LI' NEL TEMPO" fosse rimasto a raccontare, a spiegare ed a rispondere alle domande. Dopo infatti il testo dell'intervento, nel libro sono riportate le domande (e le risposte dello stesso Borsellino) degli studenti che aprono ancora di più uno squarcio dentro "lei si sente protetto dallo Stato? ...No, io non mi sento protetto dallo Stato per la sovraesposizione della magistratura che è stata lasciata sola nella lotta alla criminalità mafiosa...". Protezione dello Stato agli uomini di Stato, ruolo dei pentiti, legami mafia/terrorismo/politica, legalizzazione stupefacenti, strumenti della magistratura. Trent'anni dopo le stesse domande aperte, con AHIME' un Borsellino in meno a dare risposte che aprono il cuore. "l'equivoco su cui spesso si gioca è "quel politico è stato accusato di avere convergenze con la mafia ma non è stato condannato e quindi è onesto in automatico" eh no. Questo ragionamento non va perchè la magistratura può fare solo un accertamento di carattere giudiziale, può dire "be ci sono sospetti anche gravi ma non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire che questo politico è mafioso". Però siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi , altri poteri dovevano trarre le dovute da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica"
BIGNAMI: libro che dovrebbe far parte di ogni biblioteca scolastica, di ogni biblioteca di quartiere/comune, di ogni bagaglio culturale di ogni italiano. Voto scontato ma reale: cinque stelle su cinque.
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