#KdL - KIAVE di LETTURA n° 364 |
La forza e la perseveranza di Ilaria hanno fatto il (tanto) resto e dalle prime indagini finite nel nulla, si sono aperte nuove piste ed i relativi processi che hanno visto la sentenza di primo grado lo scorso 14 novembre. Colpevoli. Di omicidio preterintenzionale. Due carabinieri che avevano effettuato l’arresto condannati a dodici anni ed all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. In attesa del ricorso in appello degli stessi Di Bernardo e D’Alessandro e del nuovo processo per depistaggio per otto esponenti dell'arma (falso ideologico, omessa denuncia, favoreggiamento) sembrava per Ilaria e la famiglia arrivato il momento del “sospiro di vita” che più o meno mancava da quell’ottobre di dieci anni fa. “Stefano adesso può riposare in pace” aveva dichiarato appena uscita dall’aula Ilaria. Non aveva messo in conto il commento alla sentenza, altro sport nazionale. Il leader leghista, ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini a chi gli chiedeva se non sentisse il bisogno di chiedere scusa rispetto ad alcune dichiarazioni del passato (“….quello che scrive Ilaria Cucchi mi fa schifo…si dovrebbe vergognare….difficile anche solo pensare che due carabinieri abbiano pestato quello lì per il gusto di pestare….”) ha risposto “se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi ma questa storia insegna che la droga fa male sempre e comunque” rincarando la dose al congresso del sindacato di polizia con un “ancora oggi si ricorda qualcuno che sarebbe stato in passato malmenato e non si ricordano poliziotti morti su cui nessuno mai farà degli speciali in TV”. Ilaria non ha fatto un passo indietro ed ha annunciato, e poi realizzato, una querela per diffamazione nei confronti dell’ex ministro dicendo sostanzialmente "NON CREDO CI FOSSE ALTRA SCELTA DA FARE". “Per mia madre e la sua sofferenza alle udienze e per mio padre e la sua fiducia totale nello Stato che lo ha portato ad auto-denunciare un figlio morto” ha motivato così la sua scelta, ben sapendo che si sarebbe ritrovata di nuovo obiettivo delle risposte del leader della Lega e purtroppo non solo. Alla sua dimostrazione di schiena dritta, coraggio e dignità hanno infatti risposto subito gli odiatori di professione, rigorosamente con account anonimo, che hanno minacciato di morte Ilaria “a questa stronza qualcuno metterà una pallottola in testa prima o poi”. Minacce probabilmente non così preoccupanti da farle assegnare una scorta (come dichiarato dall’attuale Ministro dell’Interno Lamorgese) ma che meriterebbero una presa di posizione netta di vicinanza da parte di tutti, anche da chi ha sempre un commento per tutto ma in questo caso stranamente è diventato afono. Magari perché troppo impegnato a dichiararsi contro la droga, argomento di cui è diventato portabandiera improvvisamente a 46 anni, considerazione la cui attinenza in questo caso è perfettamente valutata da un tweet di Luca Bizzarri “La sentenza Pacciani testimonia che andare in camporella é sempre e comunque pericoloso”.
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