#KdL - KIAVE di LETTURA n° 399 |
Tra un assembramento ed un trend di crescita dei numeri di aggiornamento delle 18, in questi giorni ha trovato un po' di spazio anche qualcos'altro. Molto risalto infatti è stato dato all'intervento dell'ex presidente della BCE (tra le altre cose) Mario Draghi che ha aperto l'ex Meeting di Comunione e Liberazione (adesso ribattezzato Meeting di Rimini).
Le sue parole sono state esaltate come quelle di uno statista illuminato in uno scenario politico che a tal riguardo è paragonabile alle curve deserte di uno degli stadi attuali. Con il suo "..i giovani vanno messi al centro di ogni riflessione per rimettere in moto i loro percorsi formativi..." ha generato applausi e conferme di stima incondizionata da quasi tutta la platea di opinionisti e critici. Aggiungendo poi "..i sussidi che vengono distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società ai più colpiti....ai giovani però adesso bisogna dare di più...perché il debito creato influenzerà per primi loro..." ha in pratica fatto svenire i partecipanti al Meeting per la profondità del concetto, provocando labirintite e nausea per la travolgente presa di posizione.
Spessore, prestigio, credibilità, concetti. Termini che hanno riempito i commenti dell'intervento e di cui la politica attuale è "IN QUALCHE MODO PROSCIUGATA" avendoli sostanzialmente cancellati dal proprio vocabolario.
Caratteristiche che invece si sono magicamente addensate in un "sol uomo" in quel della costiera romagnola. Uomo di prestigio internazionale per i suoi ruoli ricoperti, invocato a più riprese (ed in più momenti) per il salvataggio di un Paese in alto mare. Politico coraggioso che ha avuto, sempre sull'argomento giovani, anche la chiarezza di accusare i responsabili "..per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico...privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza...". Accusa precisa verso chi ha messo in campo e in qualche modo foraggiato quell'egoismo collettivo. Da anni. Classe politica ma anche dirigente.
Di cui, toh, Draghi ha fatto e fa parte da decenni con ruoli per niente secondari (consigliere di ministri, direttore del Ministero del Tesoro, governatore Banca d'Italia, presidente BCE, tanto per citarne alcuni). Ecco, da figura di spicco di quella stessa classe dirigente degli ultimi decenni, sicuramente avrà lottato fortemente per impedire "la distrazione di capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi dall'immediato ritorno politico". Ma evidentemente non deve aver ottenuto grandi risultati se adesso si lancia in queste accuse.
Ammetto di non conoscere nel dettaglio tutto quanto ha fatto in merito, scusate l'ignoranza. So però che a marzo di quest'anno si è profuso in dichiarazioni per far avere all'Italia, dalla comunità europea, aiuti economici fondamentali. Anche in quel caso i commenti sulle sue parole erano tutti basati su "spessore, prestigio, credibilità, concetti". Ricevendo gli stessi applausi che ha ottenuto in questi giorni. La richiesta, all'epoca, era incentrata sull'urgente necessità di liquidità per tenere vive attività ed imprese. Non c'era traccia dell'obiettivo che adesso indica come principale. A marzo l'obiettivo centrale di Draghi quindi non era lo stesso. Anzi. Con quella richiesta, senza nemmeno una postilla sui giovani, ha fatto sì che a ....."pagare il conto più caro" fossero proprio quelli che adesso indica come quelli più colpiti in modo ingiusto. E non era neanche un interesse così rilevante quello di citare altre possibili opportunità, come quelle di far pagare un po' di questo peso anche a qualcuno diverso dagli stessi giovani.
Ma d'altra parte, come è chiaro dalle sue parole, la colpa è tutta nell'egoismo collettivo di chi per anni ha diretto le operazioni. Peccato lui in quegli anni fosse ancora troppo giovane e senza ruoli di prestigio per impedirlo. Un po' come a marzo. Un po' come adesso.
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