#KDL - KIAVE di LETTURA n° 400 |
Nel provare a scrivere di qualcosa di attuale è difficile trovare spunti diversi da quello che "logicamente" è stato l'argomento di maggiore interesse di questa settimana. La scena infatti se l'è presa il grande quesito nazionale, secondo solo allo shakespeariano "essere o non essere", che fa interrogare sul fatto che l'imprenditore amnistiato per bische e gioco d'azzardo possa o meno soffrire di prostatite. Il suo cognome è rimbalzato su tutti i canali d'informazione (sigh), social, ecc quindi inutile ripeterlo anche su questo microscopico blog. La sua infiammazione è ormai cruccio nazionale. Non il come abbia organizzato la sicurezza del suo locale visto che circa il settanta per cento dello staff sottoposto a tampone sia risultato positivo. Non che per difendersi abbia dato la colpa esclusivamente ai propri clienti che si accalcavano mentre ci sono suoi video/foto/dichiarazioni che dimostrano l'esatto contrario. L'attenzione ed il dibattito si sono "giustamente" incentrati sul grado di infiammazione della sua prostata. Voce, tra l'altro, fatta trapelare dall'amica ed obiettrice di coscienza che, sprezzante del pericolo (degli altri), ha mantenuto aperti i propri locali dove i clienti non hanno minimamente cambiato le loro abitudini, alla faccia delle regole per prevenire il contagio COVID. Forse mossi dallo splendido esempio della padrona di casa che ha lanciato la sua agguerrita protesta con un imperdibile video da provetta ballerina. Anche in questo caso inutile citarla, la sua immensa fama data dalle sue innumerevoli qualità la precede e fa diventare, come per l'imprenditore amico suo, inutile scrivere il suo cognome (che poi nel suo caso sarebbe quello del suo ex marito). Sbaglierò, ma di fronte a certa gente credo sia meglio il tentativo di oblio.
A ruota dell'argomento della settimana, impazienti di finire "TRA PALCO E REALTA'" , anche tutti i partecipanti alle serate dei suddetti locali hanno sentito l'esigenza di (ri)scendere in pista, stavolta mediatica. Interventi di un certo peso ovviamente per dire la loro sull'infiammazione di cui sopra e/o sulla propria positività o meno dopo essere stati costretti al tampone. Qui i nomi non li faccio perchè.....mi sono davvero ignoti. Così come mi è oscuro il motivo che porta un giornale/una testata/un sito a dare spazio all'opinione di un qualsiasi Pampurio Cazzurati, magari ex tronista ora influencer del determinato social o fidanzato dell'altrettanto nota valletta Erminia Zuppilli, che dopo aver passato un mese tra feste e festicciole si sente nell'esigenza di raccontarci che casualmente è positivo al COVID nonostante le sue notevoli precauzioni.
Dopo pagine e pagine (reale e virtuali) sull'argomento principale, trovare altro è stata impresa complicata, come se altrove le cose scorressero totalmente tranquille da non meritare attenzioni. Così tranquille da far passare sotto silenzio, inizialmente, una delle tante procedure di nomina che nella vita pubblica si susseguono. Nello specifico, in Basilicata, tal Giulio Leonardo Ferrara è stato rieletto a capo del consorzio di aziende del trasporto pubblico locale. Quindi elezione di origine privata ma con evidentemente impatto pubblico. Terminati i complimenti e le congratulazioni del caso, è venuto fuori che la nomina in questione non era esattamente una come tante. Perché? Perché sempre il suddetto era in realtà già noto non solo all'opinione pubblica ma anche a quella giudiziaria. Risulta infatti condannato in via definitiva a due anni e sei mesi per violenza sessuale su una donna che lavora ancora nel consorzio di cui era stato ri-eletto. Era, per fortuna.
Infatti, non tutti si sono fermati a seguire i referti urologici di imprenditori ora negazionisti ora ligi alle regole, ma si sono interessati anche di altro. Così "Dalla stessa parte" (movimento che raggruppa voci femminili di vario tipo e di vari settori) ha lanciato su change.org una petizione per chiedere la destituzione dell'appena ri-nominato Ferrara. La cosa per fortuna ha cominciato a circolare raccogliendo anche firme di un certo peso (quelle di molte associazioni autorevoli, di sindacati uniti, del ministro di Trasporti De Micheli) che hanno costretto lo stesso a lasciare la poltrona. Perché parlare di dimissioni fa sorridere, "se ho le prove che sei colpevole e te le mostro non è che confessi ma banalmente non ti arrampichi sugli specchi" (cit).
Anche se partita come notizia pessima e come elemento di amara riflessione sul livello degli incarichi di interesse pubblico, lo svilupparsi della vicenda ha finalmente dato modo di poter dire "oh una buona notizia ogni tanto". Sorvolando sul fatto che per ottenerla qualcuno ha dovuto saltare il fuoco di fila mediatico sulle infiammazioni prostatiche e lottare per ottenere qualcosa che sarebbe dovuto essere scontato ed ovvio. Ma godiamoci almeno per un momento il successo della raccolta firme e di chi ha fatto sentire la sua voce per condannare quello che sarebbe stato uno scempio.
Sperando che possa servire in qualche modo da precedente e da lezione da tenere bene a mente per il futuro.
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