#KdL - KIAVE di LETTURA n° 402 |
Uno degli elementi che oggettivamente era meno sopportabile nel periodo iniziale della pandemia (ovviamente esclusi i contagi e le vittime) era l'ipocrita frase che ogni tanto sbucava fuori che recitava più o meno "ne usciremo migliori". Seguita a ruota dal tappezzare di striscioni e scritte varie #andràtuttobene fuori luogo fin dall'inizio visto soprattutto quello che stava succedendo in giro per reparti ed ospedali.
Con il passare dei giorni e dei mesi le prove ed i segnali che quelle frasi sarebbero rimaste solo come una sorta di spot venuto sostanzialmente male sono diventate evidentissime. Rincorrersi di mancanze di rispetto, di politiche aggressive, di irresponsabilità a vari livelli, di violenze di branco e di genere. Le manifestazioni prive di distanziamento e protezioni, le tesi offensive verso chi nei mesi precedenti ha visto morire parenti ed amici, le politiche cariche d'odio ma soprattutto i fatti di violenza degli ultimi giorni. Una lunga striscia di episodi dove il protagonista purtroppo è sempre un "BESTIONE VIOLENTO ED ASSASSINO" o drammaticamente più di uno. Una ragazza diciannovenne violentata al Circeo, due ragazzine minorenni vittime di stupro a Matera, un ventiseienne ucciso a Bari dall'ex della fidanzata (anche lei ferita gravemente). Un ventunenne ucciso a Colleferro, in modo violento per un'aggressione prolungata e dagli aspetti devastanti anche solo nel leggerli nelle ricostruzioni di indagini. Si chiamava Willy Monteiro, aveva appunto 21 anni. E probabilmente "la sua unica colpa", dicitura orrenda che non faccio altro che leggere in questi giorni, è stata quella di cercare di difendere un amico o di interrompere una lite che era o stava trasformandosi in una rissa.
Su quest'ultima vicenda soprattutto si è incentrata l'attenzione di tutti. Sulla ricostruzione dei fatti, sui presunti aggressori, sulla vile cattiveria e violenza che si è scatenata su Willy. Come sempre sono partiti gli "squadroni virtuali" dell'occhioperocchiodenteperdente che magicamente hanno fatto sembrare anche le due parole di Luca Bizzarri "presunti colpevoli" come una sorta di difesa di qualcuno che è indifendibile e che meriterà il massimo della pena prevista. Banalmente in quelle parole c'era solo il tentativo di puntualizzare che gli squadroni suddetti portano a poco e sono dalla parte del torto, in base al diritto ed in base alla logica. Almeno io ci ho letto questo.
Non solo, ma in tutto il resto del concetto che accompagnava quelle due parole, c'era e c'è il tentativo di capire il perché di questo atto, individuandone responsabilità e percorsi di origine. NON PER GIUSTIFICARE o creare attenuanti. Ma per provare a far sì che non succeda di nuovo in base all'istinto primordiale di "farsi giustizia da soli" (altra frase fatta altrettanto orribile di questo periodo). Istinto che è tale e che credo in tutti possa essere scattato nel leggere o vedere certe cose. Istinto che non può essere quello che regola una vita civile e che deve essere accantonato, non tanto e non solo perchè "nessuno tocchi Caino", ma anche per il rispetto di Abele....delle vittime come Willy. Che certamente meritano una verità definita e rapida che condanni alla pena più severa i colpevoli. Ma non è abbastanza. Meritano in loro memoria anche una società che si impegni ad evitare o limitare i fatti di questa portata.
Serve fatica ed impegno per migliorarla questa cronaca ormai quotidiana. Ma i nostri sforzi sono dovuti. Li dobbiamo a Willy visto che abbiamo con lui un drammatico debito: gli abbiamo dato una realtà ed una società dove la violenza sembra essere sinonimo di rispetto, forza e potere. Per lui dobbiamo impegnarci a cambiarla. A lui certamente non servirà; a noi, al suo ricordo ed ad altri come lui questo cambiamento servirebbe eccome. Perchè dopo il COVID non è andato tutto bene, perchè dopo quei mesi non siamo affatto migliorati.
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