sabato 24 ottobre 2020

Analisi della protesta

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 408

Tra una bozza di nuovo DPCM, l'annuncio dell'ennesima conferenza stampa (..??!!..) di Conte e prospettive di aperture/chiusure non proprio rosee per le prossime settimane, quello che mi colpisce maggiormente in questi giorni è il salto doppio all'indietro. Quello che ti fa pensare che "SALTO SALTO MA RIMANGO GIU'". Quello che ti ri-catapulta come un boomerang a Marzo/Aprile ed a quello strano vuoto nella testa.
Una sensazione di pesantezza in tutte quelle che sono le cose che circolano e che devi realizzare, una curiosa mancanza di sguardo "lungo". Sembra tutto ovattato in una situazione che non sembra riuscire ad avere a breve vie d'uscita. Il tutto sapendo che serve invece reagire e provare a tenere barra dritta e soprattutto umore e spirito di altra natura.
Chiaramente accanto ai numeri preoccupanti per la diffusione continua del virus e lo stress delle strutture ospedaliere, quello che allarma è lo stato generale della tenuta economica del Paese. Purtroppo non solo. Anche quella sociale e civile.
Ieri purtroppo si sono viste scene molto pericolose, troppo pericolose ed organizzate per lasciarle ad una interpretazione semplice che fa riferimento alla violenza e/o alla desolazione e disperazione economica. Una manifestazione, quella di Napoli, nata come una protesta contro la sensazione di abbandono che lamentano molti cittadini e lavoratori e sfociata in violenza. Quest'ultima da condannare con forza. Da smontare con indagini ed arresti nella sua organizzazione più pericolosa che ha portato dalla protesta ad attacchi fisici a giornalisti e polizia ed a violenze contro le sedi della Regione. Da evidenziare (e colpire) nella parte che ha visto attive organizzazioni e partiti che avvelenano ulteriormente un clima già non limpido.
In tutto questo però, sulla parte di protesta dei commercianti così come dei lavoratori e/o cittadini (solo ed esclusivamente di questa parte) bisogna che qualcuno ci faccia un ragionamento. Un'analisi seria. Non perché sia facile dare una risposta ma perché non analizzare il tutto significa lasciar passare la manifestazione di ieri come un triste episodio. E non può essere. 
Per i motivi che ho messo in grassetto sopra non può essere considerato come un triste episodio. Ma anche perché questi elementi di pericolosità da analizzare e sui quali intervenire con le giuste condanne sono quelli che dovrebbero far capire che a Marzo/Aprile non siamo più. Anche se quel senso di ritorno al passato di cui parlavo all'inizio è evidente. 
Sono passati sette/otto mesi dall'inizio di tutto e ritardi, errori, provvedimenti poco comprensibili, mancati interventi e inadeguatezze sono sempre meno facilmente comprensibili e giustificabili. Il senso di abbandono accanto alla paura è una pericolosa miscela che può accendere (ancor di più) gli animi e dare sponda a chi purtroppo anche in un momento del genere cerca il proprio tornaconto personale/politico/organizzativo. 
Ed allora l'affidarsi al buon senso ed al senso civico di tutti è fondamentale ed obbligatorio. Troppe volte è mancato in molti ed è da sottolineare e condannare (con i vari gradi di responsabilità in base alle mancanze). "Se critichi solo quello che fanno gli altri ti perdi quello che sbagli te" (cit). Altrettanto fondamentale però è dare un senso giusto, rapido, programmato e competente a quello che viene deciso e richiesto. Perché a (quasi) Novembre la scusa della "straordinarietà" di un evento esploso a Febbraio è accettabile solo in (minima) parte.

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