#KdL -KIAVE di LETTURA n° 539 |
2023 ma a volte non sembra.
Frase un po' "banale" lo riconosco ma mi sembrava quella più adatta per alcune situazioni che l'attualità nazionale (e spesso non solo) riporta in evidenza.
Qualche giorno fa nelle Marche si è infatti tenuta una manifestazione del movimento transfemminista Non una di meno per rivendicare qualcosa che dovrebbe essere già previsto come diritto assoluto e riconosciuto: l'interruzione di gravidanza.
La necessità della manifestazione nasce dalla crescente impossibilità di attuare i propri diritti delle donne marchigiane, ma in realtà non solo loro.
Con un crescente aumento negli ultimi anni, la regione ha visto arrivare all'81% il numero di medici obiettori che di fatto bloccano il diritto delle donne "territorialmente" di riferimento di veder concretizzato un proprio diritto. Non è solo quel dato percentuale a mettere i brividi: dagli studi del movimento e dai dati delle strutture ospedaliere ben 3 strutture su 10 hanno un obiezione totale. Tradotto vuol dire che in quei tre ospedali la legge italiana nei fatti NON è arrivata, dato che le donne che si rivolgono a quelle strutture per attuare il proprio libero diritto ad interrompere la gravidanza non se lo vedono garantito.
Ma non sono solo le Marche, purtroppo. Il "fenomeno" è diffuso e raggiunge in molte zone delle percentuali non lontane da quelle preoccupanti che hanno portato alla manifestazione suddetta. Così come non sono casi isolati quelli degli ospedali dove il diritto all'aborto non è riconosciuto.
A questo si aggiunge anche una totale incompletezza dei dati a livello generale vista il loro non aggiornamento ed un riferimento quindi costantemente inadeguato rispetto ad un fenomeno in evoluzione. Gli studi dell'associazione Luca Coscioni (che come al solito agisce dove lo Stato è manchevole) dicono esattamente che il mancato rispetto di questo diritto è molto più dilagante di quanto i numeri ministeriali - vecchi di due/tre anni - possono dire.
E vista l'aria che in generale tira, questo fuoco già esistente e in espansione non tranquillizza. Per questo la manifestazione, per questo il tentativo di far passare il messaggio. "LE DONNE LO SANNO" sulla loro pelle cosa rappresenta questo diritto ma non possono rimanere sole in questa lotta. Perché anche se in teoria sarebbe un diritto, questo sta diventando: una lotta. Consultori inesistenti o poco funzionanti, circolari attuative che impongono tempi e percorsi inutilmente troppo lunghi e dolorosi, percentuali di medici/infermieri/anestesisti obiettori in rapida evoluzione, strutture offlimits, zone territoriali in pericoloso avvicinamento a questo divieto di accesso. Il tutto per quello che da sempre è uno dei momenti più duri e difficili da affrontare. Indipendentemente da tutto. E noi invece lo rendiamo ancora più burocratico, doloroso, complicato e spesso quasi inaccessibile.
2023 si diceva. Ma ditemi se sembra.
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