venerdì 6 gennaio 2017

Un gran bel rigore

Kiave di lettura n° 217

Ho ripreso un po' la mano a scrivere di libri, quindi sfrutto la scia e cerco di continuare a "raccontare" un po' dei libri letti che si erano, nel periodo di non recensioni, accumulati in attesa di trovare il loro scaffale nel mio personale Katalogo.
GIGI RIVA - "L'ultimo rigore di Faruk" - Sellerio
A differenza del suo tipo classico di regalo, questa volta la premessa a monte del pacchetto (GRAZIE!) era che invece che al "contrario" voleva essere il libro giusto.
L'argomento del libro è interessante ma anche di quelli che ti chiedi come possa essere affrontato in un modo diverso e con gli occhi o meglio la penna indirizzata verso una storia/un romanzo. Nel giugno del 1990 infatti si abbina ai mondiali in Italia, un evento di portata storica che riguarda le vicende jugoslave che portarono allo scioglimento della stessa nazione. Il libro prende spunto da una frase jugoslava che circola che fa riferimento al possibile cambiamento della storia se la Jugoslavia nei mondiali del 1990 avesse eliminato l'Argentina di Maradona ai rigori e fosse andata avanti magari verso la vittoria del torneo. La frase se la sente ripetere in continuazione Faruk Hadžibegić, protagonista del libro per essere stato il calciatore che in quella lotteria dei rigori contro l'Argentina ha fallito quello decisivo "se avesse segnato quel rigore forse la Jugoslavia non si sarebbe sciolta"
Il protagonista viene descritto dall'autore usando parole simili a quelle con cui Liga dipinge una delle sue canzoni "CHE NON TI SPORCHI NEANCHE LA MAGLIETTA" diventa nella descrizione di Faruk "quelli che il pubblico ama perchè escono sempre con la maglietta sudata" ed elemento caratterizzante di uno di quei giocatori che deve tirare la carretta sudando e sbattendosi in una squadra di stelle dai piedi buoni e dalla fantasia elevata "quanto allo sport si sono sempre voluti assimilare gli jugoslavi ai brasiliani. Brasiliani d'Europa si dice" tanto che l'allenatore "Professore" Osim in conferenza stampa definiva la sua "maggiore difficoltà quella di far convivere sei Roberto Baggio" e proprio di Baggino l'autore fa un breve ma perfetto dipinto "Roberto Baggio è la delizia, l'eroe atteso dei padroni di casa. Un funambolo dal tocco delicato come le sue ginocchia, uno di quei campioni che sono rara avis, panda da proteggere perchè eccedono se stessi". Il libro corre sulla descrizione di quel mondiale, sempre ben presente ma senza diventare mai cronaca sportiva, e su quella della storia di un paese che vede iniziare e soprattutto evolversi i moti di separatismo e di inizio di guerra. Viene descritta perfettamente la spinta indipendentista delle diverse nazioni e la difficoltà per calciatori all'interno dello stesso spogliatoio di viverla a pochi km di distanza con accanto compagni in realtà "nemici" ed ormai appartenenti ad un'altra nazione "ci sono uomini che incrociano la sorte personale con una storia più grande ed è in quell'incrocio, in quel meccanismo spesso perverso, che si rischia di essere stritolati se non si hanno le gambe ben piantate al suolo a dare un equilibrio, la stessa postura di quando bisogna fermare un avversario che ti vuole superare". E' un libro che ha in se vene evidenti di malinconia "da bambini l'allegria non è una faticosa conquista, è uno stato d'animo a portato di mano" e di un dipinto che affascina per il tramonto vicino di un'esperienza  e di un mondo affascinante "quando abbiamo consapevolezza delle cose ultime è sempre come se morissimo almeno un poco" ma non scade mai nel patetico o nel banale. Dipinge perfettamente quello che è il calcio in certi momenti "il confine tra ciò che è bene e ciò che è male è questione di centimetri e questo sì è il calcio perfetto" e come i protagonisti in quel campo/spogliatoio rivivono esperienze che ovviamente restano ben più importanti come quelle della vita "e siamo poco prima della pioggia. Talvolta la paura ha un odore"
La penna di Gigi Riva (che non è il calciatore come all'inizio ho avuto il dubbio fosse...) è davvero di quelle che descrivono senza troppi fronzoli e con la giusta capacità narrativa anche una trama non banale ed "a rischio" come questa, davvero una bella scoperta. Visto che non è un giallo ed anticipare il finale non provoca danni, chiudo con le ultime righe del libro, secondo me perfetta per la foto totale del libro:
"forse non ci sarebbe stata la guerra se avessimo vinto la coppa del mondo o forse non sarebbe andata davvero così, ma non mi impedisco di fantasticare....buonanotte jugoslavia"
BIGNAMI: davvero un libro che si legge tutto di un fiato, con il giusto mix tra storia reale e racconto calcistico, visto dagli occhi di un protagonista che ben presto diventa familiare. Giudizio meritato quindi di quattro stelle e mezzo su cinque.

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