Kiave di lettura n° 315 |
MICHELE GIOCONDI - "Un'ombra più bianca del pallido" - Goware
Ho "conosciuto" questo libro grazie ad una splendida mattinata di quasi due anni fa (clicca qui per leggere il racconto di quella giornata), dove il suo titolo e la breve presentazione letta mi hanno incuriosito non poco. Giallo ambientato in una Firenze piena di ombre e dipinta con un giusto quantitativo di malinconia, il libro racconta delle vicende di un commissariato del centro fiorentino a rischio chiusura. Per evitarla, il commissario Ristori coinvolge il suo vice ed un noto giornalista in un piano "TRA PALCO E REALTA'" mischiando cioè motivazioni concrete e reali con il risalto che solo la stampa può dare con attenzioni ed articoli mirati. Il racconto riserva sin da subito colpi di scena, tipo la sparizione del giornalista appena "conosciuto", ed una serie di eventi e di fatti che provano ad intrecciarsi in una trama, che con lo sfondo di Firenze, non può non catturare l'attenzione.
Il commissario non è un "Rambo" o un "supereroe", anzi viene dipinto nelle sue debolezze e nelle sue particolarità "a Ristori tornavano in mente le passeggiate solitarie che faceva da giovane nei momenti di dolore, nelle crisi affettive di quegli anni. Dolori intensi, da tagliare con il coltello" "scuoteva la testa come faceva sempre quando era davvero incazzato. E allora era meglio stargli lontano" che si affiancano ai racconti ed ai personaggi che piano piano si avvicendano nella storia, più o meno direttamente coinvolti nel giallo e nel suo sviluppo "mostrava di avere il dente avvelenato o era il suo fegataccio toscano, peggio ancora maremmano a venire fuori". Viene fuori una fotografia molto scura del Paese Italia "le cose più difficili da realizzare in questo benedetto paese sono proprio quelle più semplici, sensate e ragionevoli" con il quale il commissario si trova costretto ad un confronto non sempre piacevole "un Paese coinvolto in un drammatico concatenarsi di fatti, sui quali la cosa più saggia è chinare il capo e capire che di fronte a quello non si può reagire".
La storia ed il libro tengono ben alta l'attenzione del lettore e le vicende, con i cambi di passo necessari per un giallo, riescono a catturare l'interesse e la curiosità in chi legge. In certi punti però lo stesso passo si fa un po' più pesante ed alcune pagine tendono a rallentare il ritmo della storia; sembra quasi che ci siano dei salti narrativi o perlomeno dei passaggi affrettati che in qualche modo disorientano. Nel complesso comunque le ombre ed il pallido del titolo (direttamente legato ad un pezzo dei Dik Dik) non diventano protagonisti assoluti della storia ma danno soltanto una vena malinconica con alcuni riflessi grigi che rallentano un po' il passo "spedito" di buona parte del libro.
BIGNAMI: nonostante questi piccoli "appunti", lettura a marchio GoWare comunque consigliata; mia personale valutazione: tre stelle e mezzo su cinque.
Il commissario non è un "Rambo" o un "supereroe", anzi viene dipinto nelle sue debolezze e nelle sue particolarità "a Ristori tornavano in mente le passeggiate solitarie che faceva da giovane nei momenti di dolore, nelle crisi affettive di quegli anni. Dolori intensi, da tagliare con il coltello" "scuoteva la testa come faceva sempre quando era davvero incazzato. E allora era meglio stargli lontano" che si affiancano ai racconti ed ai personaggi che piano piano si avvicendano nella storia, più o meno direttamente coinvolti nel giallo e nel suo sviluppo "mostrava di avere il dente avvelenato o era il suo fegataccio toscano, peggio ancora maremmano a venire fuori". Viene fuori una fotografia molto scura del Paese Italia "le cose più difficili da realizzare in questo benedetto paese sono proprio quelle più semplici, sensate e ragionevoli" con il quale il commissario si trova costretto ad un confronto non sempre piacevole "un Paese coinvolto in un drammatico concatenarsi di fatti, sui quali la cosa più saggia è chinare il capo e capire che di fronte a quello non si può reagire".
La storia ed il libro tengono ben alta l'attenzione del lettore e le vicende, con i cambi di passo necessari per un giallo, riescono a catturare l'interesse e la curiosità in chi legge. In certi punti però lo stesso passo si fa un po' più pesante ed alcune pagine tendono a rallentare il ritmo della storia; sembra quasi che ci siano dei salti narrativi o perlomeno dei passaggi affrettati che in qualche modo disorientano. Nel complesso comunque le ombre ed il pallido del titolo (direttamente legato ad un pezzo dei Dik Dik) non diventano protagonisti assoluti della storia ma danno soltanto una vena malinconica con alcuni riflessi grigi che rallentano un po' il passo "spedito" di buona parte del libro.
BIGNAMI: nonostante questi piccoli "appunti", lettura a marchio GoWare comunque consigliata; mia personale valutazione: tre stelle e mezzo su cinque.
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