#KdL - KIAVE di LETTURA n° 386 |
Da quando è cominciato questo assurdo periodo ho trovato le cosiddette "balconate" ed il vario rimbalzare di #andràtuttobene vagamente retorico inizialmente e clamorosamente sbagliato successivamente. Ne capivo il senso di fondo ma non riuscivo a farlo mio, specie quando numeri relativi al contagio e corrispondenti a persone (banale dirlo ma sembra spesso sfuggire...) indicavano il contrario di festeggiamenti ed un situazione diretta dalla parte opposta al "bene". Certo, capisco che non ci si possa abbattere e dire "va tutto male è finita" ma cantare a squarciagola "siam pronti alla morte, l'Italia chiamò" l'ho trovato fuori luogo dal primo minuto.
Accanto alla preoccupazione ed al dolore per la situazione clinica del Paese (che per me resta la priorità assoluta) si è affiancata quella ugualmente nota e preoccupante della situazione economica. Da qualche settimana, come scrivevo venerdì scorso, c'è la rincorsa a voler riaprire tutto ed a "ripartire". Termine sostanzialmente scorretto a mio avviso dato che non potremo ripartire: la situazione non potrà essere come prima. Almeno al momento. Per questo dovrebbe essere prioritario definire il "come" perché è più che logico ed urgente permettere ad imprese e negozi di aprire ma se non sai per chi potrai lavorare e come tutelarti (lavoratori e possibili clienti) ha davvero senso? Alla stessa maniera servirebbero fossero chiari, oltreché essere in clamoroso ritardo, il come arriveranno quegli aiuti per chi ha dovuto chiudere tutto e da due mesi si chiede appunto come ma anche quando potrà ricevere quanto promesso come contributo. In tutto questo, il calendario ci mette il suo zampino ed arriva il primo maggio. La festa dei lavoratori. Sembra uno scherzo crudele, festeggiare oggi quello che è uno dei problemi principali (ripeto dopo la salute) se non IL problema. Perché sono già tremendamente tanti quelli a cui "HANNO DETTO AVETE PERSO IL POSTO" e tanti rischiano di sentirselo dire a breve. A questi deve andare il primo pensiero e la prima azione ("siamo in attesa, tre le mille difficoltà ma non ci si abbatte"). Insieme a tutti quelli che stanno continuando a lavorare stringendo i denti ed andando oltre i propri compiti e obblighi ("quando entro la mattina mi sveglio alle quattro e mezzo, se faccio la sera non stacco mai prima delle undici"). Insieme a chi non ha smesso un minuto perché certi settori non hanno mai mollato la presa, anzi hanno provato a tenere su salute e vita di tutti noi ("lavorare otto ore...quando bastano...con le mascherine, per dirne una, te lo raccomando"). A quelli che cercano di capire quando potranno alzare di nuovo la saracinesca e quello che troveranno buttandosi in una nuova avventura ("forse il diciotto, forse più avanti...intanto i giorni passano..."). A quanti da lunedì riattivandosi riusciranno in qualche modo a "credere di vivere un po' più normalmente" ed a quelli che "come ormai da mesi anche per il primo maggio si lavora". A chi travestendosi da viaggiatore dello spazio con scafandri e similari ogni giorno cerca di mettere un cerotto a questa bruttissima ferita ("è quello che siamo e che facciamo, non molliamo certo adesso"). Sarebbe bello pensare che i tanti casi degni del "restiamo umani" che tanto cito in questo periodo, potessero far cambiare qualcosa in quelli che dovrebbero decidere come tutelare forza lavoro ed imprenditoria. In quelli che devono decidere se e come mettere risorse per sostenere la necessaria fase di aiuto che stiamo vivendo/vivremo. In quelli che da sempre preferiscono forzare scelte per la rincorsa di un misero zerovirgolaqualcosa in più di ritorno. In quelli che si troveranno a proporre attività/condizioni e stipendi per le persone alla ricerca di un impiego. "Primo maggio, su coraggio" crediamoci, direbbe Umberto Tozzi. Poi mi guardo intorno. Ascolto chi decide e osservo chi prende decisioni. E mi viene spontaneo allinearmi ad un concetto letto ieri da un amico che abbraccio (qui si può...) "quando sento che...questo periodo ci migliorerà come persone...mi scappa da ridere".
Nessun commento:
Posta un commento