#KdL - KIAVE di LETTURA n° 447 |
Quasi per errore oggi ero collegato su Rai Due dalle due in poi ed ho assistito ad uno dei momenti sportivi più intensi che io ricordi.
Era in “pista” Gianmarco Tamberi. Capitano della squadra di atletica ma soprattutto specialista del salto in alto. In questi giorni, sono sincero, ho cercato il suo nome nel programma di atletica per capire quando avrebbe gareggiato. Ero rimasto infatti molto colpito dalla sua personale storia che ricordavo molto bene. Alla vigilia delle Olimpiadi di Rio, durante una delle ultime gare pre-olimpiche, la sua caviglia ebbe una torsione innaturale. Così spaventosa da far pensare addirittura a conseguenze più gravi che per fortuna non ci furono ma che purtroppo lo esclusero dalla spedizione olimpica. Era uno dei più accreditati per la medaglia e per la vittoria e dovette fermarsi. Da quel "GIORNO DI DOLORE" Gianmarco ha fissato il suo nuovo obiettivo. Ha dato appuntamento a tutti ed alla storia a Tokyo. Oggi in quello stadio c'era quindi l'ultima tappa di un viaggio iniziato tanto tempo fa e per la quale lo stesso saltatore aveva prenotato il proprio biglietto di partecipazione ben cinque anni fa. Per questo oggi, tutti quei salti perfetti al primo tentativo erano gesti atletici ma anche rivincite contro il destino. Perfezione che si è trasformata in magia quando gli errori degli avversari hanno fissato quello che sembrava davvero un sogno: ORO. Olimpico. Sul tetto del mondo. Tamberi è esploso in un festeggiamento unico con un totem speciale, quello dato dal gesso utilizzato per l'infortunio con la scritta "road to Tokyo 2020". Giustamente impazzito per quanto aveva realizzato ed ottenuto.
C'erano ancora le telecamere a cercare le lacrime di gioia di tutto il gruppo azzurro quando per qualche istante la regia ha dovuto staccare per l'ingresso dei finalisti della gara principe dell'atletica. La finale dei cento metri. E per la prima volta nella storia, gara con un italiano in corsia. Lamont Marcell Jacobs, italo americano che negli ultimi anni è praticamente esploso dopo un inizio di carriera a singhiozzo e diviso con altre discipline. Entrato in finale con un duplice record europeo si è preso la scena che ancora profumavo di oro tricolore. Ha resistito all'adrenalina repressa di una falsa partenza, ha battuto un tempo di reazione lentissimo (il meno rapido di batteria), ha disteso i suoi muscoli e scatenato la sua velocità. In quel 9.80 di gara non ha mai dato l'idea di essere un esordiente per la gara. Ad un inesperto come me è sembrato un motore che una volta acceso non poteva che arrivare a destinazione. Così è stato con una strapotenza fisica disarmante tanto che sulla linea di arrivo si è concesso anche il lusso di girarsi per ammirare gli altri arrancare dietro di lui. Secondo ORO in mezz'ora con Tamberi che lo aspettava alla prima curva utile per festeggiare insieme.
Ubriacatura inattesa, splendida nelle storie dei due protagonisti, meravigliosamente romanzesca nella particolarità della coincidenza dei tempi con cui si è realizzata dopo un'attesa infinita per l'atletica italiana. Un'emozione davvero GRANDE e speciale. Da spellarsi le mani per gli applausi, da occhiali scuri per la commozione. Davvero GRANDISSIMI.
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