#KdL - KIAVE di LETTURA n° 538 |
Alla fine è stata Udine la piazza che ha regalato a Napoli l'urlo più grande, trentatré anni dopo l'ultima volta. Era ormai nell'aria da tempo, nelle possibilità "matematiche" da quindici giorni e proprio lo stadio Friuli ha tolto l'ultimo 0,001% di dubbio.
E' arrivato il tricolore per la squadra napoletana, alla fine di un campionato dominato da agosto scorso, senza praticamente mai cali di attenzione o forma. Un successo sulla carta "strano" visto che la squadra il campionato scorso aveva ben fatto ma non impressionato in modo clamoroso. Oltre a questo nell'ultimo calciomercato erano stati molti i movimenti che in qualche modo avevano lasciato dubbi. La vecchia guardia infatti per vari motivi è stata vista "ANDARE E FARE POSTO" a nuovi arrivi che sembravano più che altro scommesse in certi casi pericolose. A questo si aggiungeva inoltre un ambiente mugugnante e per niente soddisfatto di proprietà e della svolta data alla squadra.
Ed invece la macchina è partita subito forte, quasi come se giocasse insieme da sempre, non sbagliando praticamente mai se non alcuni singoli match: in coppa Italia, contro il Milan in campionato ed in Champions. Proprio nella competizione europea più importante, la squadra ha dato dimostrazione di crescita esponenziale nei gironi ed agli ottavi, avendo un pizzico di sfortuna in Champions nei quarti. In campionato invece ha mantenuto un distacco medio di una decina di punti indipendentemente dal nome della rivale del momento (Inter, lo stesso Milan e Lazio nel finale) a conferma della costanza e della superiorità generale nei confronti di tutti i rivali. Tale e tanta da arrivare a festeggiare con ben cinque giornate di anticipo. Grande stagione, niente da dire.
Al timone di questa squadra, quel Luciano Spalletti che finalmente arriva al primo tricolore nel campionato italiano, giusto premio per una carriera importante. Con alti e bassi, con polemiche, con scontri ma con la costante dimostrazione di essere un tecnico capace di dare gioco ed identità alle società in cui ha lavorato.
Ma quello che apre il cuore anche a chi non ha quei colori nel sangue non è tanto il successo sportivo ed il terzo tricolore nella bacheca azzurra bensì quello che significa il movimento che questo ha scaturito. Al netto ovviamente delle derive violente ed idiote, presenti nel tifo napoletano come in tutte le altre con percentuali variabili in base a momenti e circostanze, sapere che una piazza così innamorata del pallone e della propria squadra è riuscita finalmente a festeggiare non può che colpire. Poi ovviamente ci sono le rivalità, le simpatie personali e "di tifo" ma è innegabile che vedere una città in festa e persa per un successo sportivo atteso oltre tre decenni è qualcosa di speciale. Piazze piene, caroselli, lacrime, fuochi d'artificio, balli, canti, cortei. "Esagerato ed illogico" viene da molti detto, probabilmente a ragione. Ma la passione, il cuore ed il senso di appartenenza che genera quella cosa tonda che rotola sul campo non ha logica. Non ha spiegazioni comprensibili a tavolino. E' tale e ti entra dentro. Totalmente.
Per questo vedere, dopo anni amari e per una parte ingiusti, vincere e festeggiare una tifoseria così "totale" a me non può che far aprire un sorriso. Indipendentemente dai colori e le rivalità, che restano e non mi permettono certo di essere "contento". Ma sorridente sì. Ed un filo invidioso.
Intanto domani saremo invitati alla loro festa dopo che trentasei anni fa siamo stati proprio noi a far da testimoni al loro primo tricolore. E' destino evidentemente quello di doverci complimentare con loro per primi.
Complimenti Napoli, "canta" come si dice, che ne hai davvero motivo e te lo sei proprio meritato.
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