#KdL - KIAVE di LETTURA n° 541 |
"Lo Stato è l'unico che può usare la forza e quindi è normale che la usi".
L'altra sera ho ascoltato questa frase durante una trasmissione televisiva che si stava occupando del trattamento riservato a migranti in alcuni CPR. La frase è arrivata dopo alcuni servizi (sono a disposizione sul sito di la 7) che mettevano in mostra quello che è accaduto ed accade ad uno di questi centri, quello di Gradisca d'Isonzo. Un gruppo di agenti in assetto da sommossa (manganelli, caschi, scudi) entra in una stanza dove a terra c'è un migrante con due solchi evidenti sulla schiena. Un altro gruppo di "ospiti" del centro raccontano e mostrano come sono costantemente sedati con medicinali in ampie dosi non descritte né comunicate agli stessi. Condizioni igieniche e strutturali aberranti in cui i migranti sono costretti a vivere. O meglio a stare sul letto, alzarsi prendere le pasticche e tornare sul letto. In queste condizioni non umane ci sono persone che hanno commesso reati ma anche richiedenti asilo e persone colpevoli di reati amministrativi. E comunque anche fossero tutti colpevoli di spaccio o furti le condizioni di detenzione dovrebbero rispettare l'articolo 27 della costituzione che dice "..le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.." . E queste, ripeto, non sono nemmeno (per la maggioranza) persone colpevoli di reato penale.
Di fronte ad un servizio straziante fatto di lacrime, vite che non si possono nemmeno considerare tali, abusi e drammi sociali questo eccelso commentatore ha deciso di mettere in campo tutta la sua empatia con la frase che riportavo all'inizio.
In quella frase c'è la fotografia della sua storia e purtroppo non solo della sua, e questo obiettivamente preoccupa molto di più. Perché la sua è abbastanza chiara, tra militanze nel partito che si richiamava al fascismo e percorsi politici tutti connotati da quell'origine ma è personale, quella generale invece non riguarda solo lui. Nel dibattito successivo, che sono riuscito a seguire per una ventina di minuti scarsi poi onestamente non ho più resistito, è riuscito anche ad inanellare una serie di sfondoni (in fiorentino) / fake news (in linguaggio moderno) che la metà sarebbero bastati per abbandonare lo studio con il viso rosso. E' riuscito ad imputare ad un ragazzo della parte politica a lui opposta la responsabilità della creazione dei CPR, questo si è visto costretto a ricordargli che quel provvedimento è arrivato quando lui aveva 3 anni e da quando fa politica ha combattuto quella classe dirigente che lo aveva partorito. E' riuscito a negare la presenza nei CPR di casi solo per reati amministrativi ed invece i dati ufficiali, quindi numeri e non opinioni, dicono che sono il 60% del totale. A chi gliel'ha fatto notare, dopo aver negato l'evidenza ha poi rimproverato il "eh ma il tempo medio di soggiorno è di molto inferiore ai 90 giorni massimi previsti" della serie "poche storie se anche per qualche giorno hanno questi trattamenti, tanto ci devono star poco". Ha rimproverato tutti di analizzare solo quel video e quei dati e non quello che poteva esserci prima, aggiungendo qua e là espressioni con alla base un sottointeso "sappiamo bene come vanno certe cose e se anche qualcuno viene maltrattato, in fondo....". Per poi concludere con quella frase finale che introduce questa mia riflessione.
Nell'impostazione di quella frase viene totalmente invertito il senso della esclusività dello Stato nell'uso della forza. Questa esclusività dell'utilizzo della forza non è stata prevista per usarla "a prescindere". Non per dare una sorta di passe-partout allo stesso Stato ma per tutelare la società dall'uso di altri. Non è un "via libera" a far sostanzialmente quello che aggrada, cosa che invece in questo periodo non pare essere solo della mente illuminata di cui sopra. Basta pensare all'aggressione alla donna trans a Milano da parte di vigili urbani o dal trattamento riservato da carabinieri ad un ragazzo fermato a Livorno. Piccoli ma enormi episodi di storture che tristemente mandano a memoria le vicende tristemente passate alla storia come quelle di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Riccardo Magherini tanto per citarne tre.
Lo Stato è l'unico che può usare la forza perché si pensa che sia il punto più alto del ragionamento e della cultura. Se però di fronte ad evidenti e manifestati soprusi della stessa forza a disposizione il ragionamento è "in fondo lo Stato è autorizzato a farlo" cade tutto e si mette lo stesso Stato un gradino sotto quei colpevoli di reato che usano la forza in modo da condannare. Perché chi la forza può usarla deve dare l'esempio a chi non può e non deve usarla ed invece ne fa uso. O almeno dovrebbe se svolgesse in modo corretto il suo ruolo.
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