sabato 6 aprile 2024

Quando si può chiedere, Roberto?

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 586 
Nella mia penultima kiave di lettura (qui) provavo a scrivere di come in Italia sempre di più il passato non conta. Mai. Tantomeno per le analisi politiche e di responsabilità. E puntualmente è arrivata la conferma. 
Qualche giorno fa alla Camera si votava la sfiducia al Ministro Santanchè per le indagini per truffa aggravata ai danni dello Stato (l'ultima in ordine di tempo) per indennità incassate (da sue società) dall'INPS nei periodi Covid mentre i lavoratori continuavano a lavorare. Questa l'accusa. L'ultima in ordine di tempo perché la stessa ministra è al centro di una serie di percorsi che l'hanno portata già ad essere indagata per falso in bilancio, ed al centro di verifiche per possibili coinvolgimenti in operazioni che potrebbero portarla all'accusa di bancarotta fraudolenta ed un processo per una compravendita immobiliare poco chiara. Nessuna condanna, bene specificare.
La richiesta di sfiducia era basata sull'opportunità di mantenere il ruolo di ministro vista la situazione. Ogni volta a me viene in mente la frase di Paolo Borsellino sull'opportunità politica che è ben diversa dalla condanna giudiziaria "ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza: quest'uomo non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Questo discorso non va perché la magistratura può fare solo un discorso giudiziale mentre la politica ha tutti gli elementi per fare una valutazione su basi diverse". Ed ovviamente non le fa mai. Le parole sono di Paolo Borsellino eh. Uno degli uomini di stato del Pantheon di quella parte politica che si fa chiamare destra ed a cui la ministra appartiene. E mi chiedo se questo cv (della Ministra del Turismo) possa essere un elemento sufficiente per una valutazione e nel caso la cosa non avvenga, cos'altro possa servire. 
Domanda evidentemente valida non solo per il centro-destra, visto che la dichiarazione più accorata per la tutela del posto da ministro è arrivata da chi, in teoria, al governo non c'è. A ricoprire questo ruolo infatti ci ha pensato quel partito di difficile inquadramento e dal nome Italia Viva. Nel dettaglio da quel Roberto Giachetti che a me continua a far venire in mente solo e soltanto "Non ci resta che piangere" (clicca qui), e non solo perché ogni volta stimola il pianto durante i suoi interventi ma anche e soprattutto perché come dice Benigni: "Tanto Giachetti è bocciato". Nel suo appassionato discorso alla camera infatti ha rivoluzionato il concetto di Borsellino trasformandolo in (facendo un sunto) "le indagini dei magistrati non devono contare nei giudizi politici nè tantomeno gli elementi che portano alla luce, al limite se ne riparla dopo il terzo grado di giudizio". Al limite. Già,  perché per difendere la ministra non solo ha fatto l'elenco di percorsi giudiziari che non hanno portato a risultati concreti (come se le implicazioni morali emerse non fossero sufficienti e come se non ci fossero stati numericamente infinitamente più casi in cui le inchieste hanno scoperchiato e fatto andare a casa politici ampiamente coinvolti in situazioni poco edificanti) ma ha anche tirato fuori "LO SPUNTO DELLA PUNTA". Quel colpo da maestro che l'ha fatto spesso salire alla ribalta che merita e che stavolta l'ha portato a partorire ciò: "pensate a due politici perseguitati dalla magistratura solo per il loro ruolo: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi". Sorvolando sul primo che per forza di cose doveva essere nominato come martire delle ingiustizie altrui, visto che la linea politica di Italia Viva è sostanzialmente solo quella di esaltare il proprio leader e dar sponda al suo ego smisurato. Sul secondo cadono davvero le braccia: evidentemente al buon Roberto hanno passato gli appunti sbagliati, capita. Hanno dimenticato di dirgli che il "martire" Berlusconi ha collezionato condanne di ogni tipo (primo, secondo, terzo, prescritte) e di perseguitato c'è stato solo l'elenco di magistrati che ha provato a far luce su un'infinità di affari meritevoli di indagini/giudizi/condanne. Ma niente, neanche con le condanne passate in giudicato per il buon Giachetti si può dubitare dell'opportunità di mantenere certi ruoli o certe definizioni. A questo punto aspettiamo sia lui a darci il via e comunicarci quando si può chiedere ad un politico di farsi da parte perché non presentabile. Ricapitolando: se indagato no, se sotto processo no, se condannato in primo/secondo grado no, se condannato in modo definitivo no ed addirittura si diventa perseguitato. 
Con calma quindi Roberto facci quindi sapere se la cosa può essere in qualche modo possibile ed accettabile oppure se, come a noi "forcaioli" pare, il motto di chi arriva a sedersi su quella sedie è "io so' io e voi 'unsiete un ca**o" (citazione dal "Marchese del Grillo" e da un recente intervento di Pierluigi Bersani). Nel caso ci affideremo alla regola aurea imparata in questi giorni "tutti gli italiani sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, la Santanchè è condannata solo perchè fi*a" (citazione del luminare Bocchino). 
Scegliete voi la citazione che preferite, sempre che Giachetti sia d'accordo.

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